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Sociale, Storie, Milano

La vita dei rider vista da vicino

Solo a Milano sarebbero diecimila. In balia di algoritmi anonimi, in spietata competizione, spesso sfruttati, ma senza speranza di trovare un altro lavoro. Un sociologo li ha studiati sul campo lavorando insieme a loro

Un mondo dominato da algoritmi anonimi. È quello dei 10 mila rider che attraversano Milano in lungo e in largo per accontentare anche i clienti più esigenti. Un popolo di lavoratori sfruttati, che spesso devono accontentarsi di guadagnare anche solo 2,50 dopo aver pedalato per chilometri. Ma anche un popolo di persone, non solo straniere, che altrimenti non avrebbero alcuna possibilità di lavorare. A questo tema “Il Segno” di gennaio dedica la sua copertina, raccontando la vita di questi servi di padroni senza volto, con gli occhi sempre incollati a piattaforme che li mettono in spietata competizione, e dove solo alcuni tra i più furbi hanno imparato ad aggirare gli automatismi informatici. Lo spiega in dettaglio Francesco Bonifacio, giovane docente di Sociologia dei costumi all’Università cattolica di Milano, che ha pubblicato una ricerca sul campo indossando lui stesso i panni del rider, per conoscere le storie e i meccanismi cui sono soggetti questi lavoratori. Per fortuna cominciano ad affermarsi alcune tutele contrattuali, e una legge europea appena approvata fra due anni li riconoscerà come dipendenti (ora sono “autonomi”). E in questa giungla del mercato moderno ora ci sono anche i “fattorini etici”, regolarmente assunti da cooperative sociali, come So.De (Social Delivery), che non solo offrono un contratto, ma si attivano sul territorio per le categorie più svantaggiate.

La seconda inchiesta è dedicata al gioco d’azzardo al femminile, un mondo nascosto, arduo da agganciare e con pochissimi modelli di intervento. Ne parla, con la competenza di anni di osservazione, la psicoterapeuta Fulvia Prever, che nel 2010 ha anche avviato in una parrocchia di Milano i primi incontri di gruppo con giocatrici dipendenti. Il servizio descrive le peculiarità delle donne giocatrici, che per condizioni socioeconomiche, motivazioni e comportamenti sono molto diverse dagli uomini. Ad esempio giocano d’azzardo anche per sottrarsi a fatiche o crisi della vita (separazioni, lutti, solitudine…) e soprattutto escono allo scoperto molto difficilmente, non chiedono aiuto perché si vergognano. E più che dedicarsi ai giochi online (le scommesse sono quasi esclusiva dei maschi), scelgono Lotto, slot machine, gratta e vinci, ma spesso sviluppano anche una dipendenza da videogame on line.

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