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Castano Primo

Frode fiscale da 500 milioni: arresti e denunce

Diverse persone arrestate e denunciate dalla Guardia di Finanza di Magenta, con l'accusa di associazione per delinquere, frode fiscale, emissione ed utilizzo di fatture false e riciclaggio di denaro.

I Finanzieri della Compagnia di Magenta, nel prosieguo dell’operazione “Metal Connection”, hanno sequestrato conti correnti e disponibilita’ liquide in cassette di sicurezza, frutto di una truffa di enormi dimensioni nel settore del commercio dei rottami metallici perpetrata attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture false e che, grazie alla creazione di societa’ di comodo, ha consentito ai membri di un’associazione per delinquere, nel giro di pochi anni, di consumare una frode fiscale stimabile in oltre 500 milioni di euro. Sono finite in manette 19 persone e altre 26 sono state denunciate a piede libero. Le accuse, a vario titolo mosse dalla Procura, sono per i reati di associazione per delinquere, frode fiscale, emissione ed utilizzo di fatture false e riciclaggio di denaro. Le perquisizioni hanno coinvolto 30 societa’, tutte attive nel commercio di rottami metallici, distribuite nel territorio del nord Italia, principalmente in Lombardia. Le indagini, iniziate un anno fa, hanno preso il via a seguito della scoperta di una societa’ di Castano Primo che, a fronte di un volume d’affari di svariati milioni, presentava una operativita’ praticamente inconsistente. Sono, così, partiti gli approfondimenti sui soci (pregiudicati che dichiaravano al fisco poche migliaia di euro), ma che conducevano un tenore di vita elevatissimo: case lussuose, auto di grossa cilindrata e vacanze costose hanno fatto scoprire quale fosse la loro reale attivita’, quella cioe’ di gestire societa’ di comodo utilizzate per fornire ai loro clienti fatture false per attestare e giustificare contabilmente acquisti e trasporti di rottami effettuati in nero presso altre ditte, che ben volentieri si prestavano a farsi pagare in contanti il materiale di scarto delle lavorazioni. ovviamente anche le fatture false hanno un prezzo: per ogni documento i gestori delle cartiere trattenevano, quale compenso, una percentuale del 4% sugli importi che gli venivano bonificati dai clienti a saldo degli acquisti “fittizi” e che, successivamente, riconsegnavano nelle mani degli stessi imprenditori da cui erano partiti. a loro volta i clienti, rientrati in possesso del denaro, lo utilizzavano per acquistare nuovo rottame in nero a prezzi vantaggiosi per poi rivenderlo alle fonderie con regolare fattura a prezzi di mercato, curandosi infine di far quadrare la contabilita’ al centesimo, attraverso la sovraffatturazione degli acquisti in nero, in modo da chiudere il cerchio e dimostrare un margine di guadagno minimo sul quale poi, finalmente, pagare le tasse. Il sistema permetteva inoltre di riciclare enormi quantita’ di denaro che andava ad arricchire i componenti del sodalizio che li investivano in case e terreni intestati a prestanome, orologi di pregio oppure li occultavano in ingegnosi nascondigli nelle proprie case o automobili o, piu’ prudentemente, li custodivano in cassette di sicurezza in banca (solo in 4 cassette di sicurezza sono stati rinvenuti contanti per oltre 700 mila euro). Le perquisizioni hanno portato al sequestro di 63 conti correnti per una disponibilita’ di oltre 2,1 milioni di euro, 11 autovetture (tra cui una Audi a8 munita di doppiofondo idraulico per nascondere il denaro), 2 abitazioni, 2 box, 2 terreni e un autolavaggio, svariati oggetti preziosi fra orologi, gioielli e lingotti d’argento e denaro contante per 1,4 milioni di euro. Le indagini delle Fiamme Gialle milanesi proseguono per capire quali siano le reali proporzioni del fenomeno, attraverso l’analisi della contabilita’ delle societa’ utilizzatrici delle fatture false, che hanno alimentato per molti anni, dietro una parvenza di rispettabilita’ e onorabilita’, un sistema criminale che ha arrecato enormi danni all’economia reale del paese.

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