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Cultura, Robecchetto

'Segni', di Alessandro Negri

La personale dell'artista robecchettese sarà inaugurata sabato 11 alle 16.30 presso lo Spazio Arte Contemporanea di Robecchetto, e sarà visitabile fino a fine gennaio.

La mostra Segni di Alessandro Negri raccoglie opere a partire dall’anno 1967 fino al 2023, un’antologia dell’artista che ha segnato la storia di Robecchetto con Induno.

Le forme naturali con i loro grovigli hanno da sempre colpito l’immaginazione dell’artista che ne ha fatto una cifra stilistica riconoscibile a partire dai suoi primi paesaggi descrittivi di luoghi famigliari, fino ad arrivare alle figure di uomini e donne, le cui membra si sono annodate fondendosi con rami e radici. Il gesto pittorico ben rappresenta l’incedere della natura nel tempo, la tela si allontana dalla staticità per proporre immagini in divenire che sembrano proiettarsi, in movimento, verso l’osservatore.

I colori terrosi riempiono le prime tele ancorando l’artista al paesaggio dipinto, e, facendosi più diluiti e vari, si arricchiscono di sgocciolature che tagliano la tela in senso verticale, fino ad arrivare ad un contrasto di bianco e nero con un’aggiunta di viola che ricopre solo in parte il supporto, lasciando intravedere molti vuoti. La composizione da piena si alleggerisce man mano, le figure umane danzano sulla tela mostrando i movimenti dei loro corpi attraverso il segno deciso e rapido di Negri.

Alessandro Negri, nato nel 1936, vive ed opera a Robecchetto con Induno, in provincia di Milano.
La sua formazione di studi avviene presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, frequentando il corso di nudo e alle Civiche Scuole d’Arte del Castello Sforzesco di Milano. Gli anni della gioventù di Negri, quelli in cui il pittore incomincia a delineare e marcare le forme del proprio intimo apprendimento, si sviluppano tra le onde e le correnti delle espressioni artistico-figurative di un’Italia del secondo dopo guerra, sono gli anni importanti di Morlotti e dei suoi naturalismi materici, di Birolli e Capogrossi e del segno, ma anche gli anni dell’espressionismo astratto di Pollock e di de Kooning, sono gli anni Sessanta, che aprono gli orizzonti alla Pop Art.

Il cammino della maturità artistica di Negri ha preso il via, il suo lento allontanarsi dalla figura lo porta a concentrarsi sulla gestualità e il dinamismo del segno, che nei primissimi anni Settanta si semplifica e diviene ombra di presenze, paesaggi. I soggetti subiscono una rarefazione, stretti in dinamiche geometriche forti. Il segno diviene un confine che difende la figura, impedendo qualsiasi prevaricazione dello spazio sulla stessa. Durante tutta la carriera d’artista Negri rimane indissolubilmente legato al territorio in cui è nato e alla natura dirompente che lo caratterizza.

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