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Cultura, Marcallo

Paolo Roversi in biblioteca

Lo scorso venerdì il noto giallista è stato ospite della Biblioteca comunale per presentare il suo nuovo romanzo 'Alla vecchia maniera': "Il mio personaggio non usa la tecnologia: è un inno alla lentezza".

Se uno scrittore vi dicesse che “il giallo è un genere tranquillizzante”, voi ci credereste? Ad ognuno l’ardua sentenza, ma ad esserne certo è uno dei migliori giallisti in Italia, Paolo Roversi, che ha esordito con questa frase spiazzante all’incontro presso la Sala San Marco di Marcallo, organizzato dalla Biblioteca Comunale. “I gialli – ha spiegato Roversi – sono come le favole che ci raccontano da bambini: finiscono sempre bene. Il morto è solo una scusa, un espediente per creare una storia”.

Un’introduzione ‘catchy’, perfetta per attirare l’attenzione dei presenti all’evento di promozione del suo ultimo (o ‘più recente’, come suggerisce Roversi, per evitare scongiuri) libro, ‘Alla vecchia maniera. Il primo caso del commissario Botero’. Roversi, al debutto nella storica collana del Giallo Mondadori, sviluppa la storia a Milano, durante gli ultimi giorni dell’Expo, quando in pieno centro viene ritrovato il cadavere di un avvocato dalla dubbia reputazione. Il caso, apparentemente irrisolvibile, viene affidato a Luca Botero, un commissario di polizia ‘tecnofobico’, che odia (e non utilizza) tutta la tecnologia dagli anni ’80 in poi.

“In tutte le storie – ha detto Roversi – c'é sempre una soluzione tecnologica, ma io volevo un personaggio alla vecchia maniera, come dice il titolo. Per fare ciò ho dovuto creare una situazione risolvibile solo senza tecnologia”. Come fa quindi questo commissario a riuscire nel suo intento? Botero è a tutti gli effetti “uno Sherlock Holmes dei giorni nostri: usa logica ed intuito nella maniera più pura”.

Oltre ad intrattenere, ‘Alla vecchia maniera’ suscita anche una riflessione profonda riguardo alla società odierna: la vita di Botero, che a Milano si muove solo con il ‘Gamba de legn’ e comunica a distanza con il telefono a disco (o, al massimo, il fax), è “un elogio alla lentezza in un periodo in cui siamo sempre di corsa”.

Al termine dell’incontro, che ha visto anche la presenza del sindaco Marina Roma, Roversi ha poi concluso spiegando che “l’intento di questo primo libro è stato quello di far conoscere la figura di Botero”, annunciando velatamente di essere al lavoro per il secondo libro dedicato a questo personaggio.

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