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Editoriali

Il premier e le indagini

La guerra libica, il terremoto giapponese, l'emergenza nucleare e le recenti rivolte dell'Africa hanno distolto, nell'ultimo periodo, l'attenzione dei cittadini da 'guai' interni, dalle molte inchieste in cui risulta indagato il premier Silvio Berlusconi. La scorsa settimana, dopo diversi anni, il Presidente del Consiglio è tornato tra i banchi della Magistratura di Milano per un primo processo, legato all'acquisto di alcuni diritti televisi. Ma il processo più 'atteso' è sicuramente quello legato al caso 'Ruby'. Il parlamento sta cercando di spostare l'autorità ad indagare dal tribunale milanese a quello dei ministri, ma agli occhi dell'opinione pubblica, questa iniziativa, potrebbe sembrare una 'scappatoia'. Ma come in questo caso, infatti, occorre che le indagini siano il più trasparenti possibili, sia per ridare dignità alle istituzioni (come la storia, tutta italiana, della nipote di Mubarak) sia per confermare o smentire un'accusa di prostituzione che coinvolge un rappresentante politico di tale livello. Se giustamente si danno le multe a chi si ferma con le prostitute, allora perchè non indagare a livello ancor più pesante chi ricorre alle escort, tanto più se minorenni? Questa sarebbe la risposta logica, pur sempre sperando in una reale assoluzione del premier, ma che darebbe credibilità alla magistratura, alle istituzioni e ai valori fondamentali del nostro vivere civile.

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