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Fuori campo

Miami: uragano Nadal

“I think it will be electric out there tomorrow night”, aveva garantito Roger Federer. Lo ha dichiarato prima di entrare in campo, poche ore prima di contendersi con Rafa Nadal un posto in finale con Novak Djokovic al Master di Miami. “Elettrizzante”, aveva assicurato. E come dargli torto? La rivalità che si è creata e che oppone(va?) due tra le più grandi figure sportive – non solo tennistiche – del millennio ci ha regalato negli ultimi dieci anni dalle finali che superavano il semplice evento agonistico, peraltro di sublime fattura, fino a raggiungere in qualche modo la sfera della mitologia. Perché di autentiche scontri tra titani della pallina, cosìvicini cosìlontani, si è quasi sempre trattato. I 14 successi di Nadal contro gli 8 di Federer non significavano infatti granché, considerato che i 23 match si sono disputati prevalentemente sulla terra rossa, superficie di elezione del colosso maiorchino. Proprio per questo il cemento di Miami, più amorevole con lo svizzero, rassicurava e sembrava garantire l’ennesimo, avvincente confronto. Elettrizzante, appunto. Così però non è andata. Un passaggio a vuoto di 9 punti a 0 nei primi game del primo set – un paio di brutti rovesci morti in rete – costano a un Federer piuttosto falloso il primo break. La partita procede regolare fin quando sul 5-3 il campione di Basilea cede di nuovo il servizio con un dritto che sul 30-40 soccombe alla deviazione del nastro bianco. Doppio break anche nel secondo set, uno in occasione del primo turno di battuta, l’altro sul 5-2. Il risultato – un netto 6-3 / 6-2, in appena 1 ora e 18 minuti – proietta qualche ombra sul gigante più vecchio. Quando sai di aver vinto ogni titolo (16 titoli Slam all’attivo) e segnato la storia dello sport, diventa forse difficile ritrovare la necessaria motivazione per rimanere competitivi alla tavola dei nuovi grandi. Insomma, niente di “elecric” questa volta. Anche se è indubbio che una scossa ad alto voltaggio avrebbe smosso il re di Wimbledon dal nuovo torpore in cui pare essersi comodamente assopito.

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