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Inchieste, Castano Primo, Lonate

I profughi anche da noi: si, no... forse!

Sembrava certa la tendopoli all'ex campo dell'aviazione militare 'Della Promessa' per rispondere all'emergenza proveniente dal nord Africa, poche ore fa, invece, il 'dietro front'. Non è escluso, però, che ciò avvenga più avanti.

Prima sì, poi forse o no! Si continua a discutere su tutto il nostro territorio della possibilità che arrivino, nell’ex campo dell’aviazione militare ‘Della Promessa’, al confine tra Lonate Pozzolo e Castano Primo, i clandestini ed i profughi provenienti dal nord Africa. E, sinceramente, ad oggi le notizie in merito appaiono molto frammentarie. Se fino a qualche tempo fa, infatti, sembrava solo una questione di giorni il trasferimento nell’area, in località ‘La Promessa’ appunto, ecco che, nelle ultime ore, pare esserci stato un ‘dietro front’. Almeno in questo momento. Niente clandestini, né profughi (il che, è bene sottolinearlo, non esclude, ovviamente, l’idea che ciò possa avvenire, magari, più avanti, qualora l’emergenza non diventi ancora più grave di quanto non lo è già. Una possibilità solo rinviata, dunque, che, però, potrebbe riemergere qualora si decidesse di realizzare non una tendopoli, ma un centro profughi di altra natura). Detto questo, e in attesa di conferme o smentite, rimane una zona, quella in cui noi, quotidianamente, viviamo o lavoriamo, che continua a chiedere risposte. Spiegazioni e chiarimenti in merito. Non sono solamente i cittadini, nelle cui parole è emersa, da una parte, la sensibilità umana per quello che queste persone stanno vivendo, dall’altra la preoccupazione per il futuro, ma anche le istituzioni locali ad interrogarsi.

DAL SITO DEL MINISTERO DELL'INTERNO
Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha presentato alla cabina di regia per la gestione dell’emergenza umanitaria e dell’immigrazione dai Paesi del Nord Africa (composta da Governo, regioni, enti locali e prefetture) il piano per la realizzazione delle strutture dove accogliere temporaneamente i cittadini tunisini - “Oltre 19.000, tutti identificati”. Lo ha annunciato lo stesso ministro giovedì mattina, nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri, durante il quale ha chiesto al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di intervenire per chiedere alla Tunisia il rispetto degli accordi presi la settimana scorsa con l’Italia riguardo al blocco dei flussi migratori verso il nostro Paese e alla collaborazione per rendere possibili i rimpatri. [...] Quanto ai siti individuati dal piano per l’accoglienza temporanea dei cittadini tunisini clandestini, gran parte dei quali si trovano ora presso il centro di Manduria (Taranto), si tratterà di strutture aggiuntive rispetto a quelle esistenti, localizzate in tutte le regioni italiane tranne l’Abruzzo, perché “Nessuno può chiamarsi fuori da un’emergenza di queste dimensioni”. Rispetto a questa emergenza la macchina del Viminale si è attivata subito [...] e sta gestendo senza incidenti la fase di realizzazione dei siti individuati dal piano, che offriranno altri potenziali 10.000 posti. Per quanto riguarda i profughi - circa 2.000 persone giunte in Italia dalla Libia, per lo più eritrei e somali, che hanno richiesto o stanno per chiedere lo status di rifugiato - «è tutta un’altra storia», perché con l’ottenimento dello status sono destinati a rimanere in Italia molto a lungo. Ospitati attualmente presso il centro di Mineo (Catania), anche loro saranno distribuiti tra tutte le regioni, tranne l’Abruzzo, ma a piccoli gruppi e con progetti di integrazione nelle comunità locali che li accoglieranno.

TRA LA GENTE DUBBIO, INTERROGATIVI E PAURE: "CHE COSA SUCCEDERA'?"
Dubbi, interrogativi e paure. C’era preoccupazione tra la gente, ad inizio settimana, quando siamo andati a parlarci. Ma c’era anche, in molti casi, quel senso di umanità e quella sensibilità per la situazione che queste persone stanno vivendo. In attesa di capire realmente che cosa accadrà nel nostro territorio, abbiamo voluto proporvi le opionioni raccolte. “Una scelta che mi lascia perplesso - dice Rino - e sinceramente non posso che essere contrario. Già la situazione in Italia è difficile (la crisi, i posti di lavoro che mancano, le famiglie che non riescono ad arrivare alla fine del mese), quindi mi chiedo come si possa far fronte anche ad una simile realtà. Dispiace per i tristi scenari di quei luoghi che, quotidianamente, vediamo in televisione o leggiamo sui giornali, ma penso che prima bisogni pensare al bene del nostro Paese”. Della stessa opinione sono anche Claudio e Vincenzo: “Sono preoccupato - dice Vincenzo - Non si capisce cosa succederà e con quali modalità. Ritengo, comunque, che non sia la soluzione più adatta. Penso che tutti siamo concordi nell’essere dispiaciuti per quanto stanno vivendo quelle persone, però, altre dovrebbero essere le soluzioni per rispondere all’emergenza”. “Il punto di vista umano dell’attuale realtà non si discute - continua Claudio - si puntualizza, invece, sui modi e su come certe scelte vengono fatte. Già stiamo vivendo un periodo difficile, poi mi chiedo perché solamente l’Italia. La paura è normale che ci sia, ma c’è, allo stesso tempo, la convinzione che siamo, ormai, arrivati ad un limite”. “Dispiace per la situazione con la quale è costretta a confrontarsi questa gente - dice Saverio - In quelle terre c’è la guerra ed è sinceramente difficile esprimere un’opinione se non stai vivendo direttamente la realtà. C’è, comunque, preoccupazione per ciò che potrà essere, qualora arrivino nel nostro territorio. C’è paura per noi, per i nostri figli ed i nostri nipoti”. “Paura c’è - commentano Giuletta e Marina - Umanamente dispiace, ma penso che sia normale essere anche preoccupati”.

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