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Buscate

"Ciao Paolino, ovunque tu sia"

Era una persona vera, Paolo Gianella. E un uomo buono, anche se aveva questo volto da eterno ragazzo. Ne parlo al passato perché Paolo da qualche giorno non c’è più.

Era una persona vera, Paolo Gianella. E un uomo buono, anche se aveva questo volto da eterno ragazzo. Ne parlo al passato perché Paolo da qualche giorno non c’è più. Una complicazione di salute l’ha riportato alla casa del Padre, insieme al suo papà, che l’ha preceduto molti anni fa. E ne parlo in prima persona, anche se la deontologia giornalistica mi imporrebbe un certo distacco. Ma in certi casi non ci si riesce, e mi prendo questa licenza di un ricordo più personale, certa di parlare a nome di molti. 55 anni, ma come se ne avessi avuti sempre moltissimi meno, perché nel petto di Paolo – da me chiamato affettuosamente Paolino – batteva un cuore puro, fanciullo. Era solito aggirarsi per Buscate a piedi o con la sua bicicletta, ma trasportata rigorosamente a piedi. Gran chiacchierone, Paolo, discettava di moltissimi argomenti con curiosità e pertinenza: dalla politica, locale o nazionale, fino all’economia passando per la religione, non vi era argomento che non lo interessasse. Ma Paolo si interessava soprattutto alle persone. Veniva a tifare in palestra per la nostra VDB e spesso si fermava con noi in sede a fare festa. Era sempre presente, Paolo. In biblioteca, dove lavorava; in piazza; in chiesa, dove aveva un modo di dire il Padre Nostro sentito, intenso, come faceva il mio Matteo; in oratorio, dove lo ricordo anche quando io molto più piccola lo incrociavo alle feste organizzate dai suoi coscritti, miei animatori. Paolo mi ha insegnato il dialogo, l’interessamento, la sincerità, il coinvolgimento, la bontà, l’umiltà, l’importanza di avere gli occhi puliti. Stamattina mi aggiravo per la piazza Baracca e un po’ mi ha fatto strano non vederlo passare con la sua bici. Mi mancherà non essere fermata a parlare da lui, in questa società in cui tutti se ne vanno in giro con lo sguardo rivolto verso il basso e la paura di guardarsi negli occhi.
Paolo ti guardava dritto nelle pupille ed eri obbligata a dirgli la verità. E lui la sentiva, e se percepiva autenticità, allora ti sorrideva, anche con gli occhi. Perché Paolo non era solo un buono, era vero per davvero. E lo ringrazio, ovunque lui sia, perché a essere vera per davvero di sicuro un po’ me l’ha insegnato lui.

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