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Salute, Politica, Legnano

"Abisso sanità lombarda: adesso basta!"

"Infermieri al posto dei medici, operatori socio-sanitari al posto degli infermieri. Va riconosciuto che all’assessore regionale alla sanità, Letizia Moratti, la fantasia davvero non manca...".

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO - Infermieri al posto dei medici, operatori socio-sanitari al posto degli infermieri. Va riconosciuto che all’assessore regionale alla sanità, Letizia Moratti, la fantasia davvero non manca. Se non fosse che, con il massimo rispetto per il lavoro di tutti gli operatori della sanità che nell’emergenza Covid si sono prodigati senza risparmio, e senza alcun riconoscimento economico, per tamponare le falle del “sistema” sanitario lombardo, e che continuano a farlo per compensare la cronica mancanza di personale, quello che si prospetta è un altro passo nello smantellamento della sanità pubblica in Lombardia.

Una sanità dequalificata destinata ai pazienti “ordinari” (nell’accezione dell’ex assessore Gallera), mentre per gli altri, quelli con solido conto in banca e relativa polizza assicurativa, ci sarà sempre il privato o “privato accreditato” (leggi: sanità privata finanziata con soldi pubblici), come i 600 posti letti su sedici piani del Nuovo Galeazzi in via di completamento nell’area ex-Expo, ultimo nato dell’impero sanitario del gruppo San Donato.

Una sanità pubblica umiliata e costretta ad arrendersi di fronte alle infinite liste d’attesa, ai pronto soccorso strabordanti, ai medici e infermieri mai assunti, ai servizi territoriali fantasma, di fronte alla nuova legge sanitaria regionale costruita su misura degli interessi, saldamente ancorati alla politica, degli imprenditori della sanità lombarda (ma che rischia di diventare modello anche per le altre regioni italiane, comprese quelle sedicenti di “centro-sinistra”).

Mentre la già avviata campagna elettorale per il rinnovo, tra un anno, del Consiglio regionale, condotta a forza di presenzialismo del presidente Fontana e dell’assessora Moratti, di girandola di inaugurazioni di “Case della Comunità” (per lo più un cambio di nome al poco che è rimasto di servizio territoriale, quando non semplici targhe apposte a scatole disperatamente vuote, almeno finché non viene individuato il solito privato che ci può lucrare), di aperture serali per abbattere le liste d’attesa (sguarnendo ulteriormente i reparti o costringendo ad altri straordinari il personale ospedaliero esausto, ovvero finanziando in modo aggiuntivo i privati), di trovate ad effetto come quelle dei vice-medici e vice-infermieri, si rivela ogni giorno di più per quello che è: tanta sabbia negli occhi dei cittadini sempre più in difficoltà e sempre più costretti a pagare le prestazioni a cui avrebbero diritto o a rinunciare a curarsi.

A tutto questo occorre reagire: facendo sentire la propria voce, reclamando i diritti negati, rivendicando che la tutela della salute è un diritto universale anche nella terra di Fontana e Moratti. (Rifondazione Comunista, Circolo di Legnano)

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