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Trucioli di storia

"Le mie attese vacanze..."

"Quando ero piccina attendevo le vacanze estive per raggiungere un luogo del mio cuore, a cui non potevo rinunciare: la campagna con il fiume Ticino...".

Sono nata e cresciuta in Milano all’ombra della mia Madonnina. Fin da piccola vedere grandi palazzoni, traffico e cemento era per me la normalità. Mi piaceva tanto e mi piace tutt’ora viverci, ma quand’ero piccina attendevo le vacanze estive per raggiungere un altro luogo del mio cuore, un luogo totalmente diverso ma a cui non potevo rinunciare: la campagna con il fiume Ticino. Quasi tutti i miei amici finita la scuola restavano in città, solo pochi avevano la fortuna di avere nonni in campagna ed io ero particolarmente fortunata, i miei nonni materni vivevano in riva al fiume Ticino e quello per molti anni è stato il mio mare. Un mare a pochi passi dalla città, di certo non era il mare come lo intendiamo oggi ma per me era bellissimo. Finita la scuola preparavo le valigie, erano grandi preparativi: due vestiti, uno per tutti i giorni ed uno per la festa, un gilet, un foulard, zoccoli e pochi indumenti intimi e la valigia era già pronta. La Domenica dopo la messa tutta la famiglia entrava in una piccola “Cinquecento”, l’auto del papà che si era potuto permettere grazie al suo lavoro in ufficio, e si partiva per il lungo viaggio: la vallata del Ticino a ben 30 km dalla mia Milano. Era proprio un lungo viaggio tanto che i nostri genitori ci concedevano qualche sosta per sgranchirci le gambe. Percorrere adesso quel tratto di strada e considerarlo un lungo viaggio fa sorridere ma in quegli anni con strade malconce e a tratti sterrate era per noi bambini una vera e propria tortura. Una volta arrivati però rivedere il panorama della vallata, il nostro mare e la casa dei nonni ci faceva dimenticare tutta la fatica. Quel giorno era una grande festa perchè tutta la famiglia si riuniva, la nonna preparava un grande pranzo e finalmente si rivedevano tutti i cuginetti che avevamo lasciato l’estate prima e che adesso avrebbero trascorso un’altra estate insieme a noi. Infatti tutti i miei zii come i miei genitori lasciavano in affido i propri figli ai nonni per tutta l’estate. La sera quando i genitori ci salutavano per tornarsene in città qualche lacrimuccia scappava ma noi bambini ci facevamo forza l’un l’altro e dopo dieci minuti tutto passava. I giorni trascorrevano sereni, niente impegni, niente scuola solo l’aiuto alla nonna nelle faccende domestiche al mattino e poi tutto il giorno a giocare, in assoluta libertà in riva al nostro grande mare, che amavamo ma a cui guardavamo sempre con rispetto perchè da sempre ci avevano insegnato che le sue acque non perdonavano le imprudenze. I nostri giochi erano inventati al momento, bastava qualche sasso, un po’ d’acqua e qualche ramo secco e ci si divertiva per ore. L’importante era poter stare all’aria aperta, non essere rinchiusi in appartamenti che pur belli ci impedivano di correre e saltare. Giorni bellissimi, ricordi indelebili, vacanze che nulla hanno da invidiare a quelle di oggi. Libertà, semplicità e affetto era tutto quello di cui avevamo bisogno. E chissà che forse non ne hanno bisogno anche i nostri nipoti ancora oggi... (Nonna Lucia, Milano primi anni ‘50)

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