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Comunicaré

Il titolo e oltre...

Un giorno senza titoli: l’iniziativa di Wired Italia. Perchè ci sono notizie, più complesse, che meritano di sentire tutte le campane e non fermarsi ai titoli.

Facciamo una prova, accendete la tv e sintonizzatevi su un canale all news, come il 48 (RaiNews24), il 50 (SkyTg24) o il 51 (Tgcom24). Provate a leggere le notizie che appaiono sui ‘serpentoni’, le scritte in sovraimpressione: ogni titolo che appare dovrebbe condensare una notizia intera e, quindi, dovrebbe essere facile interpretare di quale argomento si stia parlando, di quali personaggi, di quali fatti e luoghi e tempi. Facciamo un’altra prova: cambiate ora canale e approdate al canale 69, DeejayTV, e provate a fare la stessa cosa. Capite di cosa vi stanno parlando i titoli che scorrono in sovraimpressione? Sempre? Scommetto che le risposte a questa seconda prova sono negative.

Titoli: molto più di notizie date in breve

Le frasi che scorrono in sovraimpressione su DeejayTV non sono titoli di agenzie, ovvero notizie date nei minimi termini, in breve; sono, bensì, i titoli che il sistema trae dal sito web dell’organo di informazione La Repubblica. Entrambi, infatti, fanno parte del gruppo editoriale GEDI, che include anche La Stampa, Il Secolo XIX e Il Messaggero - tra gli altri - per la carta stampata, ma anche L’Espresso e National Geographic Italia, fino a Radio Capital e M2O. Il ‘serpentone’ qui è costituito da titoli di articoli, che hanno una funzione molto diversa da quelli dei canali all news: non cercano di condensare la notizia in pochissimi caratteri (alla Twitter, per intenderci) ma tentano di attirare il lettore con toni accattivanti, perché cominci a leggere il resto dell’articolo. Questi titoli, quindi, senza il resto del testo, rischiano di avere ben poco senso.

Wired: il titolo non basta

Se lo scorso 30 giugno vi è capitato di imbattervi online in un articolo della testata giornalistica Wired, dedicata alla tecnologia e all’innovazione, avrete visto questa frase campeggiare in testa al testo: “Questo articolo non ha titolo”. Si è trattata di una precisa provocazione da parte di uno dei progetti editoriali più innovativi in Italia, che dal 2015 ha smesso di essere un mensile, per trasformarsi in un almanacco trimestrale incentrato su un unico tema, quasi una monografia, un libro da conservare, e non da buttare dopo averlo giusto sfogliato. “Sappiamo benissimo che i titoli sono fondamentali: aiutano i lettori a orientarsi, a scegliere cosa leggere. Quindi non vogliamo dare alcuna lezione di giornalismo. Ma per oggi privilegiamo la complessità delle questioni che affrontiamo. Ben consapevoli ovviamente che molto spesso è importante avere opinioni nette - si legge nell’editoriale del Direttore, Federico Ferrazza. - Gli slogan, i titoli dei giornali e i meccanismi di consenso sui social sono un mix perfetto per ridurre la complessità e banalizzare questioni su cui i cittadini sono chiamati a farsi un’opinione. Una provocazione per invitare i lettori a non restare in superficie”.

Lo facciamo tutti, anche leggendo Logosnews.it: ci fermiamo al titolo e, solo se questo ci incuriosisce, approfondiamo. Ma non sempre si tratta di decidere se l’annuncio di una nuova strada o di un progetto comunale ci interessa in prima persona (se dal titolo capisco che su quella strada non ci passerò mai, è comprensibile passare oltre e cercare notizie che mi riguardino più da vicino!). Ma ci sono altre notizie, più complesse, che meritano di sentire tutte le campane e non fermarsi ai titoli. Citiamo l’esempio di un tema caldo di questi tempi: sul DDL Zan non possiamo fermarci alle opinioni di Fedez e alla bagarre con Renzi sui social. Cerchiamo di andare oltre, di scalfire la corteccia e andare a fondo alle questioni. Perché la realtà è sempre molto più complessa di quanto il mondo voglia farci apparire.

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