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Energia & Ambiente, Legnano

"Acqua e nucleare: beni comuni"

"Beni comuni, acqua e nucleare: indietro non si torna!". A 10 anni dal referendum, no alle privatizzazioni, per un Recovery Plan dei diritti e per un futuro eco-compatibile.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO - Dieci anni fa, 27 milioni cittadini italiani espressero con il loro voto ai Referendum su acqua, servizi pubblici e nucleare la propria contrarietà alle privatizzazioni dei beni comuni e all’energia ricavata dall’uranio. Ricordiamo con emozione quella campagna referendaria che ci vide tra i protagonisti insieme a tante organizzazioni della società civile e del mondo cattolico. 10 anni dopo, in piena pandemia, quella vittoria ha un significato ancora più attuale: l’acqua, sempre più preziosa, è oggi più che mai nelle mire del mercato e il nucleare riappare nel discorso sull’uscita dalle fonti energetiche fossili. A fine dicembre 2020 l’acqua per la prima volta nella storia è stata quotata in Borsa come una qualsiasi altra merce. Un passaggio epocale che apre alla speculazione dei grandi capitali e all’assoggettamento di territori e popolazioni, e costituisce una grave minaccia ai diritti umani fondamentali. Un attacco all’acqua bene comune che si ritrova anche tra le righe del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che punta ad una “riforma” del settore idrico attraverso una sua sostanziale privatizzazione, in particolare nel Mezzogiorno. Continuando, come già fatto dai Governi che hanno preceduto l’attuale, tutti concordi nel sostegno alle politiche neoliberiste, a disattendere e cancellare la volontà popolare espressa nel Referendum del 2011. L’attuale crisi, che è insieme ecologica, climatica, economica, sociale e sanitaria, imporrebbe un cambiamento radicale, non le vecchie ricette che hanno contribuito a crearla. I beni comuni sono indissolubilmente legati ai diritti universali fondamentali, e quello all’acqua, insieme al diritto alla salute, al lavoro sicuro e non precario, alla casa, alla conservazione delle risorse naturali per le generazioni future, sta alla base di quella riconversione ecologica a parole auspicata da tutti ma di cui si fatica a vedere traccia dietro la facciata “green” dei documenti ufficiali dei decisori politici ed economici. Per questo, nel decennale del Referendum, siamo scesi e scenderemo in piazza per riaffermare il valore universale dell’acqua come bene comune e la necessità di una sua gestione pubblica e partecipativa, per dire che continueremo a lottare per dire no alla mercificazione della vita, per respingere le mani delle multinazionali che puntano al profitto sui beni comuni, perché vogliamo un Recovery Plan diverso, fondato sui diritti e sul rispetto degli equilibri naturali, per una transizione ecologica che garantisca la giustizia sociale e il futuro della Terra e di tutti i viventi. (Rifondazione Comunista - Circolo di Legnano)

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