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PNRR, ultimo treno

Sarà diverso il nostro Paese, ci auguriamo, tra 5 anni, dopo la spesa e l’implementazione delle risorse messe a disposizione dall’Europa nella sua idea di rilancio.

Sarà diverso. Sarà diverso il tono di questo pezzo, normalmente come da rubrica controcorrente e provocatorio, invece oggi teso ad una speranzosa cronaca. Sarà diverso il nostro Paese, ci auguriamo, tra 5 anni, dopo la spesa e l’implementazione delle risorse messe a disposizione dall’Europa nella sua idea di rilancio. 69 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto, 123 di prestiti, 30 di fondi complementari, 14 dal programma React Eu, oltre ai fondi già previsti dal bilancio pubblico dell’Unione, per un ammontare totale che sfiora i 250 miliardi di euro da investire per risanare e rilanciare verso un nuovo modello di Italia il nostro paese. Solo per rendere l’idea numericamente: 250'000'000'000. La sfida più difficile, però, è adesso: spendere nel modo corretto e più efficace possibile le risorse a disposizione, per cambiare e togliere le ancore che bloccano la crescita del paese. Il PNRR, piano nazionale di ripresa e resilienza, pubblicato dal Governo italiano e approvato dalla Commissione Europea, è il manifesto dei lavori. Saranno sei i pilastri sui quali si fonderà l’architettura - cito da documento ufficiale: “1. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, con l’obiettivo di una completa transizione digitale del Paese, nella modernizzazione della pubblica amministrazione, nelle infrastrutture di comunicazione e nel sistema produttivo. 2. Rivoluzione verde e transizione ecologica con interventi per l’agricoltura sostenibile e per migliorare la capacità di gestione dei rifiuti; programmi di investimento e ricerca per le fonti di energia rinnovabili. 3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile, con misure volte a rafforzare ed estendere l’alta velocità ferroviaria nazionale e potenziare la rete ferroviaria regionale, con una particolare attenzione al Mezzogiorno e all’interoperabilità della piattaforma logistica nazionale per la rete dei porti. 4. Istruzione e ricerca per colmare le carenze strutturali, quantitative e qualitative, dell’offerta di servizi di istruzione nel nostro Paese, incluso anche un significativo rafforzamento dei sistemi di ricerca di base per innalzare il potenziale di crescita. 5. Coesione e inclusione al fine di sostenere le politiche attive del lavoro e rafforzare il sistema duale e l’imprenditoria femminile. Un’attenzione specifica è riservata alla coesione territoriale, col rafforzamento delle Zone Economiche Speciali e la Strategia nazionale delle aree interne. 6. Salute con due obiettivi: il rafforzamento della prevenzione e dell’assistenza sul territorio, con l’integrazione tra servizi sanitari e sociali, e l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale (SSN)”. Sei macroaree di intervento che potrebbero cambiare il volto al nostro paese, in un momento dove è assolutamente necessario non sbagliare. La garanzia contro il vizio all’italiana di opere perennemente incompiute è il vincolo di rendicontazione alla Commissione per più della metà dei fondi a disposizione; garanzia che dovrebbe da un lato farci riflettere e dall’altro renderci più sereni.

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