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Trucioli di storia

Le uova di Pasqua

"Si avvicinava Pasqua e pensavamo alle uova, le uova vere però: quelle delle nostre galline e non quelle di cioccolato. Non potevamo quindi rinunciare ad un gioco..."

"Sto girovagando per acquisti in cerca di qualche pensiero da donare agli affetti più cari per festeggiare la Pasqua. Vedo oggetti bellissimi, uova e colombe semplici o di alta pasticceria ma quest’anno non mi soddisfano... Nel frattempo trovo un’amica d’infanzia, ci mettiamo a chiacchierare e inevitabilmente succede di ricordare il passato, i giochi, le amicizie, la scuola ed essendo nel periodo ricordiamo la Pasqua di quando eravamo bambine. Tutto era più semplice a quell’epoca, respiravamo l’aria di quei primi giorni di primavera nelle nostre campagne, i nostri giochi li trovavamo all’aria aperta così come le nostre merende!
Si avvicinava Pasqua e pensavamo alle uova, le uova vere però: quelle delle nostre galline e non quelle di cioccolato. Non potevamo quindi rinunciare ad un gioco che avesse proprio loro come finalità. Finiti i compiti ci ritrovavamo a turno a casa di qualche amica, nei cortili c’era sempre un angolino con il pollaio, veniva facile andare da quelle povere galline, spaventarle un po’ per giocarci e rubare qualche uovo appena deposto per fare merenda. Facevamo un buchino sulla sommità con l’ago da cucito rubato alla mamma, aspiravamo affamate l’albume ed il tuorlo che ancora tiepido era buonissimo e che sicuramente ci dava tantissima energia per i nostri giochi. Ci rimaneva così il fragilissimo guscio ancora intatto. A quel punto iniziava la vera gara di chi colorava l’uovo più bello. Nessuno ci avrebbe comprato dei colori per dipingere perciò dovevamo dar spazio alla fantasia e trovare nella natura ciò che ci serviva per colorarlo. Era facile; bucce di cipolla per il rosso, erba per il verde, fiori di cicoria per il giallo... qualche matita colorata e le nostre uova diventavano bellissime. Ne facevamo in quantità perchè il giorno di Pasqua ognuno sulla propria tavola doveva avere un cestino con le proprie uova colorate che la abbellivano. Nessuna sorpresa al loro interno, l’avevamo già mangiata, ma la soddisfazione di aver abbellito quel giorno di festa ci rendeva felici e sereni.
Ben presto finiamo la chiacchierata nostalgica ma guardandoci in viso per salutarci io e la mia amica d’impeto ci rechiamo ad una bancarella per acquistare delle semplici uova, stavolta già colorate, da donare come pensieri Pasquali con la speranza che chi li riceverà rivivrà quei bei momenti, che a quei tempi ci univano, nella semplicità..."
Carla, Cuggiono

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