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Sociale, Storie, Territorio

L'oratorio... in stile Nba

La singolare iniziativa dell'oratorio 'Luigi Molina' di Biumo Inferiore (Varese). Per tre settimane un gruppo di ragazzi è rimasto nella struttura, senza che nessuno potesse uscire o entrare. Un periodo per poter continuare a stare insieme e sentirsi meno lontani.

Nessuno poteva entrare e nessuno uscire, in perfetto stile 'bolla' Nba. E, in fondo, proprio dal basket americano hanno preso spunto. Tre settimane chiusi in oratorio, per poter continuare a stare insieme, fare attività e, soprattutto, sentirsi meno lontani in un periodo già di per sè complesso e delicato per l'emergenza Covid-19 e le varie restrizioni e limitazioni. "L'idea è nata da Leonardo, uno dei nostri ragazzi - racconta don Gabriele, responsabile della pastorale giovanile, appunto, della realtà oratoriana 'Luigi Molina' di Biumo Inferiore (Varese) - Un giorno, infatti, durante un momento di confronto sul momento difficile che stiamo vivendo, mi ha chiesto "Perché se i giocatori dell'Nba sono al riparo da tutto nella cosiddetta bolla, avendo modo di proseguire con le varie pratiche sportive, non possiamo farlo anche noi?". Già, perché, allora, non provare a mettersi ad un tavolo per capire se e come questa proposta potesse davvero prendere forma. "Tenete conto che periodicamente promuoviamo le settimane di vita comune, dove i giovani si ritrovano e trascorrono le giornate fianco a fianco - ribadisce il sacerdote - Certo, stavolta bisognava ragionare, in base alle singole misure di sicurezza ed alle linee guida per la pandemia, su qualcosa di differente rispetto alla normalità. Comunque, ci siamo messi, subito, all'opera, contattando il Prefetto ed i singoli organi preposti e, alla fine, siamo riusciti a realizzarlo". Mentre, insomma, la zona rossa e le chiusure tornavano nella nostra quotidianità, ecco che, contemporaneamente, un gruppetto di ragazzi (tra i 16 e i 18 anni; 9 femmine e 13 maschi) ha fatto il suo ingresso in oratorio, per uscirne solo tre settimane dopo. "Prima di dare il via al progetto, però - spiega don Gabriele - i giovani hanno osservato un pre isolamento all'interno delle loro abitazioni e, una volta, arrivati qui sono stati sottoposti al tampone rapido, per escludere qualsiasi rischio e pericolo". Sicurezza in primis, quindi condivisione e collaborazione sono state le tre parole chiave durante l'intero periodo. "Un'esperienza che doveva essere, infatti, di ulteriore crescita e formazione, unite alla spensieratezza ed al divertimento in un anno in cui le nuove generazioni sono state chiamate a grandi sacrifici sia dal punto di vista scolastico, sia nella sfera privata - conclude - E così, alla fine, è stato. Le giornate, ad esempio, erano strutturate su diversi momenti: la mattina c'era scuola (collegati con i loro istituti per la didattica a distanza), al termine si pranzava e, nel pomeriggio, spazio ai compiti ed alle attività (musica, sport, ecc...); non solo, perché, in parallelo, abbiamo organizzato anche incontri in videoconferenza con autorità, istituzioni e realtà, affinché ciascuno avesse modo di riflettere e confrontarsi su una serie di tematiche. Senza dimenticare, infine, le cosiddette 'faccende domestiche' (pulizia e sistemazione dei locali). Ci siamo dati semplici, ma fondamentali regole, per una convivenza che fosse la migliore possibile; una su tutte ha riguardato i social, ossia ok i contatti telefonici con l’esterno, gli amici e le famiglie, però evitando post su Facebook, Instagram o Tik Tok. Faremo, adesso, un blog sull'esperienza vissuta per raccontare cos'è stato passare insieme questo tempo, ricordandoci di partire proprio da qui per continuare a riflettere e a guardare, con la stessa responsabilità e la stessa attenzione dimostrate nelle settimane appena trascorse, a quanto sta accadendo attorno a noi".

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