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Commercio, Inchieste, Storie, Arconate

"Non ce la faccio più... apro"

"Un anno di continui sacrifici e di perdite". Anche 'Il New Coyote Pub' di Arconate ha deciso di aderire alla protesta pacifica #ioapro. Così venerdì tornerà ad accogliere i clienti.

Serrande alzate e clienti che potranno tornare a sedersi ai tavoli. "Qui non si tratta più, purtroppo, di vivere, ma di sopravvivere. E' un anno, ormai, che siamo in questa condizione; non ce la facciamo più". E, così, ecco che anche 'Il New Coyote Pub' di Arconate ha deciso di aderire alla protesta pacifica #ioapro che, appunto, vedrà, domani (15 gennaio), diversi bar e ristoranti in tutta Italia riaprire, nonostante i divieti e le restrizioni imposte dai vari Dpcm. "Dalle 18 alle 22, insomma, torneremo a fare quella che è la nostra professione, ossia accogliere la clientela nel locale - racconta il titolare Mario - Siamo in ginocchio e siamo stanchi. Nel 2020, infatti, abbiamo potuto lavorare quasi a pieno regime solo 4 mesi e mezzo, durante l'estate, per poi di nuovo trovarci a dover chiudere. Sinceramente ho voluto attendere per capire meglio come sarebbero andate le cose, però da dicembre ad oggi sono state soltanto perdite. Ci tengo a precisare: nessuno sta negando che il Covid ci sia e la sua pericolosità, ciò che ci lascia amareggiati e perplessi è il trattamento che continuano a riservare ad alcune categorie. 'Stop' ai locali, scuole ferme, lo stesso per palestre, piscine, ecc... eppure i contagi ancora sono saliti". Da qui, pertanto, la scelta di riprendere comunque, aderendo appunto all'iniziativa #ioapro. "Certo, abbiamo messo in conto che ci potranno essere sanzioni e che potranno arrivare le Forze dell'ordine - ribadisce - ma proprio in tale senso, la realtà che ha promosso questa protesta pacifica si è fatta affiancara da alcuni avvocati. Lo dico e lo ripeto senza vergogna: non ce la facciamo più in queste condizioni. Fa male sia a livello economico, sia dal punto di vista psicologico. Senza dimenticare le persone assunte; ad esempio, il pizzaiolo, che ho dovuto mettere in cassa integrazione o gli altri che, in base alle esigenze e necessità del momento, venivano. E' una vera e propria sofferenza". E gli aiuti, poi... "Per onestà, quanto il Governo ha promesso arriva - conclude - Però sono briciole che, il più delle volte, non bastano nemmeno per coprire le spese che, comunque, aperti o chiusi, rimangono. Quello che, alla fine, chiediamo non sono soldi, bensì di poter lavorare. Abbiamo investito, e tanto, per avviare l'attività (4 anni e mezzo fa), di nuovo (nel 2020) altro denaro per adeguarci alle varie indicazioni e misure di sicurezza che ci sono state date (igienizzanti, mascherine, termoscanner e riduzione dei posti in sala) e ora ci troviamo a dover ricominciare da capo e non per colpa nostra". (Foto e video Eliuz Photography)

"QUI NON E' PIU' VIVERE, MA SOPRAVVIVERE..."

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