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Commercio, Storie, Castano Primo

"Mesi e mesi chiusi... Fa male"

L'emergenza Covid-19 e i vari 'stop' e le restrizioni per bar e ristoranti. Abbiamo incontrato Stefano, uno dei titolari de 'La Taverna Pub' in piazza Mazzini a Castano.

La porta che si apre: Stefano è già lì quando arriviamo. Ci ha dato appuntamento nel locale che, assieme a Roberto, ha aperto solo un anno fa. Sul bancone gli igienizzanti, le sedie appoggiate ai tavoli e attorno un silenzio irreale, perché, al di là del periodo estivo, per tutto il resto (o quasi) dell'anno , purtroppo, a causa dell'emergenza Covid-19 e delle varie chiusure e restrizioni, ha dovuto tenere abbassata la saracinesca. "Una situazione difficile - racconta, appunto, il titolare de 'La Taverna Pub' in piazza Mazzini a Castano - Entrare qui oggi e vedere il vuoto fa male. Ci abbiamo messo l'anima, abbiamo fatto anche debiti per creare qualcosa per il futuro, ma togliendoci la possibilità di lavorare di sera, ci hanno levato, come si dice, il pane. Capite che stare in piedi con qualche panino a mezzogiorno è complicato, comunque ci abbiamo provato lo stesso, fino a che hanno deciso di bloccarci totalmente". Attività ferme, insomma, e così a più riprese nei mesi appena passati. "Praticamente da febbraio a maggio - continua - quindi una ripresa e, adesso, di nuovo lo 'stop'. Certo, ti permettono l'asporto, però è chiaro che questo non ci darebbe da stare in piedi. E senza dimenticare che, da subito, come ci veniva chiesto, ci siamo adeguati con le misure di sicurezza: termo scanner, gel disinfettanti, distanziamento (andando a perdere posti a sedere), orari limitati; altri soldi spesi, eppure non è servito a nulla". O ancora gli acquisti dei prodotti, ulteriore problematica alla quale si è dovuto far fronte. "Generi alimentari e tutto il necessario che, purtroppo, nella prima ondata, per la maggior parte, abbiamo dovuto buttare - afferma - Stavolta, non appena si è percepito che qualcosa avrebbe potuto accadere di nuovo, abbiamo iniziato a fare la spesa giorno per giorno e, quindi, l'ennesimo disagio che non ha portato a nulla, perché ci hanno imposto ancora il blocco". Vivere alla giornata, alla fine, è diventata la 'parola d'ordine'. "E' così - conclude Stefano - e con la riapertura non sarà differente, anzi. Si andrà a comprare il minimo indispensabile, per cercare di non sprecare nulla, visto che, ormai, prima o poi ti puoi trovare a casa. Ci hanno obbligati a fermarci, ma dandoci quasi nessun aiuto. Solo il minimo indispensabile per i debiti, che, comunque, non è nemmeno bastato. C'è amarezza, delusione, preoccupazione e incertezza; mancano una programmazione certa, non è possibile che le decisioni arrivino dalla sera alla mattina. Non si può lavorare in questo modo. Come possiamo guardare al futuro, se non sappiamo quello che sarà del presente".

"ABBIAMO FATTO TUTTO CIO' CHE CHIEDEVANO, MA NON E' SERVITO..."

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