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Territorio, Milano

Caccia cinghiali: proroga di un mese

Regione Lombardia ha chiesto ufficialmente all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale l'estensione di un mese del periodo per la caccia collettiva al cinghiale.

La Regione Lombardia ha chiesto ufficialmente all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) l'estensione di un mese del periodo per la caccia collettiva al cinghiale, che la vigente normativa individua tra il 1° ottobre e il 31 dicembre con facoltà per le Regioni di disporne lo 'slittamento' dal 1° novembre al 31 gennaio. LA PROPOSTA REGIONALE - "Per le zone rosse come la Lombardia - ha detto Fabio Rolfi, assessore all'Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi - dobbiamo necessariamente rimediare alla sospensione momentanea dell'attività venatoria derivante dal Dpcm del 3 novembre. La Regione potrebbe sospendere in ogni caso la caccia collettiva al cinghiale fino al prossimo 7 dicembre per poi decretare un'estensione al mese di febbraio 2021. In questo modo rispetteremmo, comunque, l'arco temporale massimo di tre mesi previsto per questa forma di caccia". "La proliferazione incontrollata della fauna selvatica durante il periodo di lockdown - ha aggiunto Rolfi - rischia di comportare un grave pericolo sia per l'uomo, visti i numerosi incidenti stradali causati, che per l'agricoltura". "Grazie all'attuazione della disciplina regionale per la gestione faunistico-venatoria del cinghiale - ha rilevato Rolfi - sempre più a regime sull'intero territorio lombardo, cominciamo a riscontrare effetti positivi in termini di contenimento numerico e territoriale delle popolazioni di cinghiale". "La sospensione dell'attività venatoria e il blocco totale dei prelievi, sia in selezione che in collettiva, comporteranno l'effetto negativo di una risalita della curva degli impatti socioeconomici provocati dalla specie. Un riavvio della caccia collettiva - ha detto in conclusione l'assessore regionale - unitamente alla ripartenza della caccia individuale di selezione, potrebbe consentire di ovviare, almeno parzialmente, al rischio di seria compromissione degli sforzi fatti, sia dalla Regione che dai cacciatori, per limitare questa specie fortemente problematica".

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