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Salute, Politica, Milano

Se la colpa non è mia

Il grande paradosso del presidente regionale Attilio Fontana: "No ai lockdown locali, se si ferma Milano si ferma la Lombardia. Se si decide di chiudere, bisogna chiudere tutto il Paese non solo Milano".

Era inizio ottobre, la seconda ondata della pandemia del coronavirus era agli inizi in Italia, mentre nel resto d'Europa la situazione era già grave. Una forte, fortissima, inversione di tendenza rispetto a questa estate che purtroppo aveva obbligato anche il Governo a intervenire. Tra i provvedimenti (che sembrano di un'epoca fa): la mascherina obbligatoria per tutti anche all'aperto.
Ma soprattutto, una norma, importante, di autonomia regionale per poter applicare normative più restrittive se la situazione locale fosse grave. Infatti il decreto legge autorizza le regioni ad applicare regole più restrittive rispetto a quelle adottate dal governo. Misure ampliative sono possibili solo nel rispetto dei criteri fissati dai decreti e d’intesa con il ministero della Salute.
Ed ecco il grande paradosso, come ben espresso dal presidente regionale Attilio Fontana: "No ai lockdown locali, se si ferma Milano si ferma la Lombardia. Se si decide di chiudere, bisogna chiudere tutto il Paese non solo Milano".
La domanda è: ma se bisogna chiudere Milano e la città metropolitana, perchè chiudere tutta l'Italia, anche in zone dove magare l'indice di contagio è più basso? Il timore, nemmeno troppo velato, è quello di uno scarico di responsabilità: così che la Regione si dimostra sì collaborativa, ma la scelta di chiudere viene scaricata sul Governo centrale.

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