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Il bastian contrario

Più che referendum, un inganno

La capacità di scegliere affrontando la realtà, invece che mistificarla assecondando la sete di “casta” della piazza, è direttamente proporzionale al numero di partiti in Italia schierati per il No.

In Italia, si sa, ormai un partito non dissomiglia più di tanto dall’altro, legati indissolubilmente da un fil rouge di basso populismo, tanto che ci si può trovare ad una tornata elettorale e trovare i maggiori partiti italiani votare compatti per la medesima soluzione. La capacità di scegliere affrontando la realtà, invece che mistificarla assecondando la sete di “casta” della piazza, è direttamente proporzionale al numero di partiti in Italia schierati per il No. Il referendum confermativo è altresì definito “riforma costituzionale”, ma, va detto, lo è per puro formalismo, poiché in realtà di emendamenti realmente impattanti sulla costituzione non ve ne sono. Il solo cambiamento del numero dei parlamentari all’interno delle due camere è ben lontano dal risolvere gli annosi problemi italici e, anzi, se possibile, li aggrava. Una riforma costituzionale che avesse voluto realmente risolvere le difficoltà del processo legislativo italiano e accrescere la qualità dei nostri rappresentanti avrebbe dovuto comprendere un ripensamento del bicameralismo perfetto, oltre che un’apertura delle liste elettorali, che risultano tutt’oggi bloccate. Quest’ultima questione è la garanzia che nelle future tornate elettorali, qualora passasse il Si al referendum, il criterio di scelta dei parlamentari candidati in ogni lista di partito non potrà che avvicinarsi più a quello della fedeltà alla linea, piuttosto che a quello della qualità dell’individuo, per una questione meramente numerica. Inoltre, in termini di processo legislativo, questo risulterebbe rallentato dal fatto che un minor numero di persone dovrebbe assolvere alle funzioni che prima svolgevano 245 persone in più. Ma se tutto questo potrebbe essere oggetto di dibattito, quello che rende questo referendum una truffa è quanto segue: il popolo italiano diverrebbe uno dei meno rappresentati in rapporto alla popolazione in Europa, dove Francia, Germania e Inghilterra, giusto per prendere paesi di dimensioni economico – demografiche paragonabili, contano rispettivamente 925, 778 e 1430 rappresentanti. E lo diventerebbe nonostante i dati relativi alla produzione legislativa dimostrino che esso è tutt’altro che improduttivo: nel 2016, per esempio, l’Italia ha emanato 136 leggi, la Francia 104 e la Germania 136. Ma la cosa che più dovrebbe far destar sospetto è che, mentre i 5Stelle propagandano risparmi per 500 milioni l’anno, un buon 65% del paese (stando ai sondaggi) è pronto a votare sì, barattando la propria rappresentanza per un risparmio annuo stimato dall’OCPI intorno ai 60 milioni l’anno. Ne vale davvero la pena?

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