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Attualità, Il bastian contrario

Alitalia per distruggere il mercato

Lo scenario aereo italiano è drammatico e il DL, cosiddetto 'Rilancio', rischia di essere il colpo di grazia su un settore che era riuscito a rendersi accessibili a tutte le tasche.

Lo scenario sul mercato aereo italiano è drammatico e il DL, cosiddetto 'Rilancio', rischia di essere il colpo di grazia su un settore che era riuscito, grazie alle liberalizzazioni, a rendersi accessibili a tutte le tasche. Uno studio dell’Istituto Bruno Leoni, sul quale si fondano i numeri che snoccioleremo per tutto questo articolo, dimostra che, nonostante il mercato aereo italiano abbia avuto un grande sviluppo passando da 53 milioni di passeggeri nel 1997 a circa 160 milioni nel 2019, Alitalia non solo non lo ha seguito, ma ha dimostrato che la ragione per la quale continuiamo a finanziarla (la presunta strategicità), è del tutto infondata (quota su mercato aereo europeo: 2% ). Il vettore italiano, rapportato a termine di paragone con Easyjet, trasportava nel 2005 circa 30 milioni di clienti, esattamente quanti la compagnia britannica. Solo 14 anni dopo, Easyjet conta 97 milioni di passeggeri, mentre Alitalia 20, a dimostrazione dell’inefficienza della compagnia, la quale riesce a rimanere sul mercato aereo per il solo fatto che le perdite sono assorbite e il capitale rifinanziato con denaro pubblico. Alitalia è l’unico dei vettori che, prima ancora del Covid-19, già faceva registrare un margine d’esercizio prima delle imposte di -13.5%, contro una media del settore di +8%. Nonostante tutto questo, però, il governo non ha voluto mettere da parte la sua passione per lo statalismo e ha decretato la nazionalizzazione della società, finanziandola con un esborso pubblico da 3,5 miliardi di euro. La misura, che sarebbe già di per sé gravissima andandosi a sommare ai 10 miliardi in 12 anni già versati alla compagnia (pensiamo ai soli 1,5 miliardi sulla scuola in 2 anni), paradossalmente rischia di non essere la scelta più pericolosa. Nel dettaglio due articoli, dei quali uno, ci auguriamo definitivamente, abortito in fase di passaggio parlamentare, rischiano di scavare la fossa ai viaggi accessibili a tutti. Il primo, quello eliminato, ma che essendo stato nelle idee del governo è comunque sintomatico, prevedeva contratti di monopolio esclusivo di Alitalia per le tratte di continuità territoriale, aprendo le porte a una futura incertezza sui confini di questa “continuità”. Il secondo (art. 203), purtroppo approvato, prevede che le compagnie operanti sul territorio italiano si adeguino nella retribuzione del proprio personale ai contratti collettivi nazionali adottati da Alitalia. Tale combinato disposto, a contatto con l’idea di un’Alitalia monopolista finanziata pubblicamente, distruggerebbe definitivamente la concorrenza, riportando il tempo indietro di 40 anni, quando Alitalia faceva sì utile, ma volavano solo i ricchi.

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