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Salute, Storie, Castano Primo

Lockdown e ripresa: farmacisti in prima linea

Valerio, farmacista da circa due anni a Castano, racconta l'emergenza Coronavirus, affrontata assieme ai suoi colleghi. Da quel giorno di febbraio, sempre a fianco della cittadinanza.

Il pensiero che, inevitabilmente, fa un balzo indietro a qualche mese fa. La sera del 21 febbraio, la strada verso casa (dopo essere stato al Dipartimento di Scienze del Farmaco a Pavia per presentare alle nuove matricole del master il progetto di tesi), la radio accesa e, poi, quella notizia che, di lì a poche ore, avrebbe completamente stravolto e cambiato il nostro Paese e più in generale il mondo intero: c'è il primo contagio accertato da Covid-19 in Italia, a Codogno. La mente che, all'improvviso, allora, si ferma, nella testa una serie di domande che si susseguono e, alla fine, diversamente, non avrebbe potuto essere, perché Valerio, da circa 2 anni farmacista a Castano Primo, se da una parte, forse, non poteva immaginare che stava per prendere il via un'emergenza sanitaria così grave, dall'altra, però, grazie a quanto appreso negli anni di studi e, quindi, con la professione, in fondo aveva capito fin da subito che il presente ed il futuro, con ogni probabilità, avrebbero subito delle importanti modifiche. "Con i miei colleghi abbiamo dovuto riorganizzare il lavoro - racconta oggi, dopo che il 'lockdown' è alle spalle ed è cominciata la ripresa - Le preoccupazioni, certo, aumentavano di giorno in giorno, ma il nostro posto era lì, ad assistere e sostenere la cittadinanza, e perciò non ci siamo mai tirati indietro". Un impegno costante e, come si dice, a 360 gradi, perché ogni minuti poteva essere prezioso e fondamentale. "Al nostro interno ci siamo muniti delle apposite mascherine e dei guanti - continua - Installando, in parallelo, pannelli di plexiglass sui banconi e contingentando gli accessi in farmacia, proprio per garantire la massima sicurezza al personale ed ai clienti. Ci siamo quasi trasformati in un misto tra un call center e una copisteria: per impedire, ad esempio, gli assembramenti dei pazienti negli ambulatori, si è favorita, inizialmente, la ricetta dematerializzata e, poi, la distribuzione dei medicinali". Sempre e, comunque, in prima linea e tutti guidati dalle parole chiave di questi lunghi e complessi mesi, ossia lockdown, distanza di sicurezza, virus, pandemia, fase 1 e fase 2. "Un periodo che, inevitabilmente, ci ha cambiati - spiega - Ha modificato il modo di vedere la figura del farmacista, adesso sempre più un professionista della salute che ha dimostrato quanto sia un pilastro solido dell'intera macchina del Servizio Sanitario Nazionale; ancora, il 'post' emergenza imporrà per forza un cambio culturale, con le abitudini sociali e lavorative che se in parte sono già mutate, proseguiranno a farlo anche nel domani, senza dimenticare che le farmacie sono una parte aperta sulle strade e un collegamento diretto con le persone. Ecco è da qui che penso si debba ricominciare, da un modo nuovo di svolgere la professione. Mi viene in mente la farmacia dei servizi, la direzione giusta per affrontare le difficoltà come 'hub' di consulenza, formazione, informazione e prevenzione. Lo si è visto, appunto, durante l'emergenza: la gente ci ha affidato le proprie paure e i dubbi, alla ricerca di un sostegno e di una speranza. L'attenzione per portare avanti la missione non mancherà mai, con l'auspicio che anche la nostra categoria ottenga al più presto i riconoscimenti dovuti. Il grazie, allora, va ai colleghi di Castano e a tutti gli altri per la preziosa collaborazione e per le continue comunicazioni, al fine di garantire sempre a ciascuno ogni farmaco indispensabile".

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