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Storie, Milano

Silvia, quella bimba al centro estivo

Il racconto di Valerio Achille Semenzin (brillante operatore nel campo dell'editoria e un ruolo di educatore all'oratorio di Sesto San Giovanni) e dell'amicizia con Silvia Romano.

La sua voce è quella di chi l'ha conosciuta a fondo. Valerio Achille Semenzin, brillante operatore nel campo dell'editoria, ha anche avuto un ruolo di educatore all'oratorio di Sesto San Giovanni. Un ruolo che ha svolto con passione per i ragazzi e voglia di essere in mezzo a loro come un fratello maggiore sempre pronto a dare loro delle 'dritte' di vita nel cammino di crescita. E tra questi ragazzi ha avuto anche lei, Silvia Romano. E il ricordo che ne traccia è tutto tenerezza, come di chi ti ha lasciato il segno con quella goccia di dolcezza che scava il cuore per fermarsi lì, laddove nessuno la può più estirpare. "Un pomeriggio - scrive Valerio - poco dopo le 16, i bambini del centro estivo erano agitati perché a breve sarebbero arrivati i genitori a portarli a casa. Tutti, tranne Silvia". Ma Silvia chi, proprio lei? "Si" - conferma poi. E prosegue nel racconto: "Con fare dolce le chiesi come mai fosse così mogia, lei mi rispose che non si sentiva molto bene; allora la invitai a venire alla cattedra per farmi capire cosa fosse successo, pian piano la piccola si avvicinò a me e compresi subito che non sarebbe bastata la merenda a ridarle vigore. Provai la temperatura e i gradi sfiorarono i trentanove. Chiamammo la mamma che arrivò poco dopo ". Valerio le si accostò insomma come un amorevole fratello, ma lui ha sempre trattato tutti in questo modo forte della sua grande fede in Cristo e nella voglia di declinarla nella quotidianità. Anni sulle spalle questa storia ne ha davvero molti ma per Valerio ha sempre il colore della commozione. E la domanda che si fece dentro, se facesse bene a tenersela in braccio, ha lasciato lo spazio con l'andare dei tempi a una certezza: certamente sì. "La prassi educativa - scrive - non lo prevede, ma fu quella una delle volte che lasciai parlare il cuore piuttosto che la mente". Lo afferma con la consapevolezza che l'amore per le persone, l'attaccamento ai loro bisogni, la voglia di aiutarle ti fanno sempre abbracciare le linee estreme. "Io e Silvia diventammo ancora più amici di prima" - conclude. E quel momento si è persino elevato a poesia, come se chiedesse di farsi ricordo imperituro. La poesia si chiama 'Voglio tornare a ridere con te'. Quella tenera bambina che lottava contro la febbre sarebbe diventata una leonessa d'amore che adesso, dopo essere stata nelle mani dei rapitori, è ritornata a spiccare il volo verso la libertà. Che per lei significa spendere la vita per il prossimo. Ai dl là di ogni sofferenza, di ogni difficoltà. Perché chi l'ha rapita non le ha rapito la cosa più importante: il suo sentirsi dono. Sotto una diversa fede? A Valerio, come a chi ha a cuore sul serio Silvia Romano e il gran bene che ha fatto e desidera continuare a fare, questo non interessa. A lui quella tenera bambina resta dentro. Con una dolcezza che si stende a manto su ogni giornata e la rende speciale.

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