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Salute, Storie, Inveruno

"Quei lunghi giorni in ospedale con il COVID"

La storia di Angelo Galbiati, 75enne di Inveruno, ricoverato per settimane a Magenta. Il casco in testa per respirare, la lotta contro il Coronavirus e la grande paura di non farcela.

La mente che, inevitabilmente, torna a quei lunghi, lunghissimi giorni; il casco sulla testa per respirare, i medici e gli infermieri che entrano ed escono e, poi, la grande paura di non poter rivedere i suoi familiari e gli affetti più stretti. Oggi Angelo, per fortuna, è guarito ed è di nuovo a casa, ma niente e nessuno potranno mai cancellare la brutta esperienza vissuta. Il virus che lo colpisce e che lo costringe al ricovero in ospedale a Magenta, le ansie e le preoccupazioni (grandi, immense) e la difficile battaglia contro il COVID-19 durata per settimane. "Sono stati momenti che rimarranno per sempre nei miei ricordi - racconta lo stesso Angelo Galbiati, 75enne di Inveruno - I primi sintomi, pensi che sia una normale influenza, però, con il passare delle ore ti rendi conto che c'è qualcosa di diverso. Il respiro non era come al solito e, così, sono stato portato al Pronto Soccorso, dove mi hanno riscontrato, appunto, il Coronavirus". Da lì, ecco l'inizio del percorso in un letto, appunto, del nosocomio magentino. "Ho passato 15 giorni con il casco - continua - Quindi, un po' alla volta, hanno cominciato a togliermelo, per farmi respirare da solo". I pensieri, in quegli istanti, sono tanti, però ce n'è uno, in modo particolare, che non è mai uscito dalla mente dell'inverunese. "Avevo paura - afferma - Paura di non poter riabbracciare più mia moglie e mia figlia. Mi interrogavo su cosa sarebbe stato, sul fatto che le avrei lasciate sole. Ancora, i parenti e gli amici, non sapevo se li avrei rivisti nuovamente. La testa era un mix di tutto questo, senza dimenticare che sei lì, immobile e impotente; gli occhi fissi sulla parete davanti e, attorno, il personale sanitario che entra ed esce, oltre agli altri pazienti che sono in camera con te. Il tempo era come se si fosse fermato, con uno dei pochi momenti di sollievo che era solamente la videochiamata con i familiari; parlare con loro era un misto di emozione e commozione, una luce di felicità e speranza per il presente ed il futuro". Fino ai miglioramenti che, passo dopo passo, arrivavano ed ai tamponi di controllo. "Il primo è risultato negativo, mentre il secondo era ancora positivo - conclude Angelo - Ho dovuto attendere ancora e, finalmente, gli altri due successivi sono stati entrambi negativi. Ero guarito, una vera e propria liberazione. Oggi, insomma, sono di nuovo a casa e tutto, per fortuna, è passato. Voglio ringraziare il dottor Pavan e tutta la sua equipe, medici e infermieri straordinari e di un'umanità eccezionale, che non mi hanno mai lasciato solo, facendomi sentire in ogni istante la vicinanza e il sostegno. Poi un grazie al sindaco di Inveruno, Sara Bettinelli, che sia durante il ricovero, sia da quando sono stato dimesso, chiama quotidianamente per sapere come sto. E, l'ultimo pensiero, ovvio, è rivolto alla mia famiglia, ai parenti ed agli amici, che non hanno mai smesso di informarsi sulle mie condizioni, con telefonate e messaggi ai mia moglie e mia figlia".

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