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Cultura, Inveruno

L'architettura di Mario Galvagni

Nel ricordo di Gianni Mainini il ricordo del maestro Mario Galvagni: artista rinascimentale, architetto universale.

Domenica 5 Aprile si è spento all’Ospedale di Niguarda Mario Galvagni.
Nato a Milano l’11 luglio 1928, da ragazzo compie gli studi di litografia alla scuola del libro dell’Umanitaria di Milano.
Nel 1952 si diploma al corso di pittura all’Accademia di Brera sotto la guida di Carlo Carrà e Vittorio Vittorini. Nel 1963 si laurea in architettura al Politecnico di Milano.
Inizia a dipingere e progettare. Dal 1952 al 1958 esegue varie mostre e viene insignito da Raffaele De Grada del Premio San Paolo a Milano per un suo dipinto.
Negli anni ’60 inizia le ricerche di strutture di ecologia formale, e fonda il Centro Ricerche architettura Pittura Formale (CRAP) che si occupa di studiare le dimensioni estetiche del rapporto tra le cose(cultura del lavoro creativo locale più cultura storica) e il territorio.
Partecipa al grande concorso per la costruzione delle Halles di Parigi il cui progetto è stato poi aggiudicato a Renzo Piano. Del progetto esiste un modello in legno di oltre due metri per tre che è esso stesso una opera d’arte ed è stato esposto a Inveruno nella mostra del novembre 1990 dal titolo “MARIO GALVAGNI Trent’anni ad Inveruno 1960-1990” riguardante opere di pittura, scultura, disegno ed architettura. La mostra è stata preceduta da una originalissima piece musicale per voce, flauto, musica elettronica in aula Massoni.
Ad Inveruno esistono diverse opere di architettura di Mario Galvagni.
La casa Terenzio Belloli (1960-64) in Via IV Novembre angolo via Montebello, la casa Angelo Belloli in corso Lombardia, la casa Gianni Mainini, la casa Vanni Belloli. Ristrutturazioni importanti sono state studiate per la casa Cattaneo-Parisi in via Marconi , la casa Preatoni in Via Magenta ,la gelateria Colombo in piazza S.Martino. Infine, in Corso Europa, il complesso del confezionamento dell’ex Oleificio Belloli (1964-1972) rappresenta una trasposizione plastica di immagini formali nel profilo della zona industriale.
All’ingresso del cimitero sua è l’opera 'Al donatore' (1971) scultura in altorilievo in granito dedicata all’Avis.
Dirà:” queste realizzazioni sono come le mie pitture e le mie poesie. Esse provengono dal tempo e dal luogo e dalla universalità dei sentimenti”.
Nel 1978 partecipa alla Biennale di Venezia con opere di disegni e pitture nell’ambito della rassegna” Tipologie e Morfogenesi”.
Dal 1954 al 1960 progetta e realizza un avveniristico insediamento a Torre del Mare, sulla collina di Spotorno, di fronte all’Isola di Bergeggi ,in perfetta armonia col paesaggio e l’ambiente della macchia mediterranea, composto da 20 ville monofamiliari e diversi appartamenti. Il Comune di Spotorno sta promuovendo l’istituzione di un parco architettonico dedicato all’urbanizzazione di questo insediamento d’avanguardia.
A Cervinia progetta il complesso Giomein e a Brusson( Val di Champolux) la Maison Beretta. A Sirone (Brianza) lo stabilimento Citterio. A Caldonazzo (Trento) casa Silva , a Lesmo (Monza) complesso di edifici scolastici e casa Fossati.
Nel 1967 ristruttura una abitazione rustica sulle colline liguri, a Carbuta di Calice Ligure, dove inizia la progettazione del Centro Internazionale delle Arti. La casa di Calice diventa la sua seconda dimora dove accoglie amici e visitatori.
Tra il 1995 e 1966 compie un viaggio interattivo con un diario pittorico-scultoreo in Engadina.
Nel 1996 riceve il Premio Europeo Marcora per l’Ambiente per le sue opere di Ecologia Formale.
Partecipa a varie mostra in Italia e all’estero dove ottiene sempre maggiori consensi finché dalla prima decade del nuovo secolo si ritira definitivamente a Calice, in quello che alla fine costituirà il suo “buen retiro” in una comunità armonica di affetti familiari: un ambiente di vita semplice quasi monastico dove continuare a scrivere, pitturare scolpire, progettare.
Non è inopportuno sottolineare la figura a tutto tondo di Mario Galvagni, che all’architettura giunge attraverso un cammino culturale completo. Conoscitore e cultore di fisica quantistica, calcolatore di strutture, scultore, esecutore in prima persona di modelli che sono essi stessi opere d’arte, percorritore e precursore di vie nuove in questi campi, pittore, scultore, modellista, inventore ed anche poeta.
Rassomiglia a quelle grandi figure del Rinascimento (Benedetto Antelami, Leon Battista Alberti, Filippo Brunelleschi) e anche a Leonardo da Vinci (di cui riprende le fattezze anche fisiche coi lunghi capelli bianchi cadenti sulle spalle ed il viso incavato e rugoso) che sole esprimono la dimensione vera dell’artista e del genio rinascimentale: una espressione al massimo livello di scienza ,tecnica, arte, artigianato, umanità .In cui l’architettura non va mai disgiunta dalla pittura, dalla scultura, dalla matematica, dalla scienza.
Galvagni ne rappresenta la trasposizione completa ai giorni nostri.

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