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Attualità

Chiudere tutto per non chiudere...

Emergenza Coronavirus: si dice chiudiamo tutto e, poi, 'stop' a quelle attività che già autonomamente stavano abbassando le saracinesche. E Regione e Governo si compiacciono.

Chiudiamo tutto... per non chiudere niente, anzi solo alcuni! Non c'è da ridere, perché la situazione con la quale ciascuno di noi si sta confrontando (la delicata emergenza Coronavirus) è tutt'altro che uno scherzo o un gioco, ma certo è che, dopo ieri sera, sembra di essere in un vero e proprio paradosso. E la cosa che più fa specie, oggi, è come, da una parte i vertici regionali si compiacciono del risultato raggiunto (complimenti a destra e sinistra), mentre dall'altra il Governo centrale continua a ripeterci che sono state prese misure e accorgimenti ancora più stringenti. Mah... sinceramente è l'unica espressione che, forse, descrive meglio quanto sta accadendo, perché, per giorni e giorni, si è parlato e, soprattutto, si è andati avanti a chiedere (lo hanno fatto e con fermezza le nostre istituzioni lombarde) il blocco totale, lo 'stop' deciso e secco, per, poi, arrivare a fermare quelle attività e realtà che, alla fine, un po' alla volta, con senso di responsabilità e coscienza, stavano già decidendo in piena autonomia di abbassare le saracinesche. Chiudiamo, insomma, chi è ormai e praticamente già chiuso, o quasi. Il resto, invece, va avanti (e qui non si tratta, è bene specificarlo, dei soli alimentari oppure dei servizi essenziali e necessari per la nostra vita e sopravvivenza, bensì di molti altri esercizi che, volendo guardare, non sono di fondamentale importanza in una situazione di eccezionalità come questa). Il classico chiudo, ma non chiudo o se preferite più semplicemente "Faccio, però quello che, in fondo, sarebbe, comunque, avvenuto lo stesso indipendentemente dal nuovo decreto". Una scelta non scelta, insomma, per usare un titolo!

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