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Attualità

Libia al centro delle attenzioni

Gli eventi militari dei giorni scorsi hanno riportato la Libia all'attenzione dell’opinione pubblica. Che cosa sta accadendo e quale la situazione in Europa?

Gli eventi militari dei giorni scorsi hanno riportato la Libia all'attenzione dell’opinione pubblica. Il paese nordafricano rimane, a otto anni dalla caduta del regime di Mu’ammar Gheddafi, sostanzialmente diviso in due parti, una delle quali (quella riconosciuta ufficialmente dalla comunità internazionale, il governo di accordo nazionale) in seria difficoltà militare. Il 6 gennaio le truppe del generale Haftar, il principale concorrente del Gna, sono entrate a Sirte. La città è in una posizione geografica strategica per indebolire Misurata e, potenzialmente, Tripoli, sede del governo ufficiale. Il giorno successivo alla presa di Sirte, i ministri degli Esteri di Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia hanno affermato nuovamente che la soluzione della crisi libica deve passare per negoziati politici. Purtroppo, in uno scenario di recrudescenza bellica, la forza delle armi predomina, nonostante “Le interferenze esterne stiano alimentando la crisi", come si legge nella dichiarazione congiunta dei ministri europei. L'8 gennaio Vladimir Putin e Recep Tayyp Erdogan hanno inaugurato il gasdotto che porterà il gas russo alla Turchia e all’Europa. Durante l'incontro, i presidenti di Russia e Turchia hanno chiesto un cessate il fuoco per la Libia, accettato dal Gna, che entrerà in vigore domenica 12 gennaio. I due leader sono su fronti contrapposti. Putin appoggia il generale Haftar, pur continuando a ripetere quanto sia imprescindibile il dialogo tra le parti per assicurare un futuro stabile alla Libia; Erdogan, invece, è vicino al governo presieduto da Fayaz al-Sarraj, con il quale ha di recente stipulato un accordo che garantirebbe ad Ankara influenza sul Mediterraneo orientale, suscitando le proteste degli Stati vicini (Grecia in primis), timorosi della presenza turca. L'appoggio militare fornito alle due parti in lotta (le quali, a loro volta, devono districarsi nell'universo turbolento delle milizie libiche) hanno reso Russia e Turchia due interlocutori privilegiati, oltre agli altri stati del nord Africa e all'Arabia Saudita. L'Unione Europea non è stata assente dal caos libico, ma i Paesi che la compongono hanno interessi differenti e, in mancanza di un’efficace politica estera comune, si sono rivelati sostanzialmente incapaci di prendere decisioni risolutive. In particolare, il dibattito pubblico in Italia sulla guerra alle proprie porte ha destato interesse soprattutto per la questione migratoria, mentre è stata trascurata la possibilità che altri attori, regionali e non, potessero intervenire capillarmente in Libia, plasmandone il futuro.

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