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Robecchetto

Senz'acqua: la protesta si fa... arte

Da oltre un anno la Cascina del Guado sul Naviglio è senza acqua potabile. Francesco Oppi ha deciso di continuare a far sentire la sua voce, adesso, anche grazie all'arte.

Da più di un anno, quasi 400 giorni per la precisione, siamo senz’acqua potabile. E sono molto infuriato”. Dall’altro capo del telefono c’è Francesco Oppi, artista, imprenditore, editore, figlio d’arte del celebre Daniele, pittore, ma soprattutto pubblicitario dalle fervide intuizioni (sua fu l’invenzione del nome Lambretta o dello slogan della ‘gomma del ponte’, che spopolò negli anni ‘80). E proprietario della Cascina del Guado, sita a Robecchetto con Induno, luogo storico e soprattutto mitico: qui negli anni ‘70 Daniele diede vita a una comune di artisti e da 50 anni, quindi, si respira e si vive d’arte. “Ora la struttura è molto compromessa: da quando il Consorzio Est Ticino Villoresi ha compiuto i lavori ormai tre anni fa, sono uscite poco a poco le magagne. L’ultima? Il danneggiamento al pozzo da cui ci approvvigionavamo senza problemi gli anni passati. Ora non possiamo più, in quanto vi sono delle infiltrazioni provenienti direttamente dalle acque del Naviglio, che non sono buone non dico da bere, ma nemmeno per lavarsi”. Oppi, infatti, ha fatto fare delle analisi di quest’acqua ed è completamente inutilizzabile: “Come facciamo allora? Due volte circa a settimana ci rechiamo alla fontanella qui vicino, nei pressi di Induno, e riempiamo due taniche da 20 litri, con cui dobbiamo sopravvivere, facendo fronte ad ogni bisogno primario. E siamo in 8 ad abitarci, compreso mio figlio Andres, che è minorenne”. “Ho scritto a chiunque, ho bussato ad ogni porta: Comune, Regione, Consorzio, tutti. Nessuno mi ha risposto. Ora basta”. Per esprimere il suo dissenso, ha deciso di far sentire la sua voce attraverso ciò che gli è più congeniale: l’arte. Se vi capita di passeggiare lungo l’Alzaia del Naviglio Grande scorgerete la sua opera di protesta: la Musa senz’acqua. “È un busto di donna, che ho ritrovato qui in cascina. Era un’esercitazione dell’artista Franco Russo, di quando era giovane. L’ho ritrovata con la testa staccata e mi son sentito rappresentato, perché anche io che tanto amavo questo luogo, ora non lo sento più mio. Così ho inserito questo gesso in un’installazione di contesto e l’ho posizionata in giardino, di modo che sia ben visibile a tutti”. Francesco vuole, insomma, non solo dare voce al suo disagio, ma anche a tutti i cittadini che quotidianamente subiscono questo genere di soprusi dalle istituzioni. “Auspico che presto si trovi una soluzione, però non escludo di procedere anche per vie legali se qualcosa non si smuove. Credo profondamente nella giustizia italiana”. Ma l’opera è visitabile? “Certo, chi vuole passare è benvenuto. Il pedaggio? Una bottiglia d’acqua potabile, ovviamente!”.

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