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Trucioli di storia

"La toilette in cortile"

Sono nata e cresciuta a Milano immersa nel cemento e tra grandi palazzoni, ma i miei nonni erano rimasti a vivere nella sperduta campagna milanese. Una vera fortuna, perché...

Sono nata e cresciuta a Milano immersa nel cemento e tra grandi palazzoni, ma i miei nonni erano rimasti a vivere nella sperduta campagna milanese. Una vera fortuna perchè, appena finivano le scuole, mi trasferivo da loro, era come se andassi in un paradiso lontano, immersa nella tranquillità e nella semplice povertà. Perfino la mancanza delle normali comodità diventava un lusso da raccontare ai miei compagni di scuola al ritorno in città. Uno dei miei tanti vanti era il “lusso” di avere un bagno all’esterno della casa in comune con tutti gli abitanti del cortile. In città ognuno già possedeva il bagno in ogni appartamento, era ormai una necessità irrinunciabile, ma in campagna non era arrivata ancora questa modernità. Agli occhi dei grandi ormai abituati a vivere nella metropoli era una vera e propria scomodità da accettare con compassione verso chi era costretto ancora ad utilizzarla, ma io ne ero affascinata. Era un vero spasso potersi recare sola soletta sulla montagnetta dove erano posti i servizi igienici e magari dover fare anche la fila in attesa del tuo turno. Rimanere sola in quel piccolissimo locale nell’angolo più sperduto del cortile in compagnia del canto dei grilli era uno spasso. Mi incuriosivano tanto i piccoli riquadri fatti con fogli di giornale appesi al muro con un grande chiodo. Quanto mi piaceva poi potermi lavare con quel grande mattoncino di sapone di marsiglia che scivolava sempre perchè troppo grosso per le mie piccole manine, e quanto fresca e limpida era l’acqua che scorreva da quel tubo senza rubinetto. Non riuscivo proprio a capire questi grandi che non apprezzavano tutto ciò e io ero fiera di poter raccontare questa esperienza ai miei amici che, impensabile dirlo oggi, ne erano invidiosi. Quanto si stava bene quando anche la povertà era considerata un lusso...!!! (Nonna Gina, Milano primi anni '50)

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