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Trucioli di storia, Scuola

“La scuola milanese"

Era il 1 ottobre del ‘56 avevo 7 anni. La mia famiglia si era trasferita da pochi giorni a Cesano Maderno poiché nel paesino toscano dove abitavo non c’era più lavoro...

Era il 1 ottobre del ‘56 avevo 7 anni. La mia famiglia si era trasferita da pochi giorni a Cesano Maderno poiché nel paesino toscano dove abitavo non c’era più lavoro. Io però stavo benissimo in quel paesino tranquillo, giocavo per strada e nei boschi, con mio fratello maggiore mi divertivo a portare al pascolo le pecore, insomma avevo la libertà assoluta. Avevo frequentato il primo anno scolastico lì, in una classe di 11 bambini, una classe unica per bambini dalla prima alla quinta, in un edificio piccolissimo ma con un enorme spazio per giocare all’aperto nell’intervallo. Quel primo ottobre invece in quel grande paese pieno di gente e caotico mia madre mi portò nella mia nuova scuola. La scuola era per me enorme, su due altissimi piani ed io finii addirittura al secondo, intorno c’erano solo case, non si vedevano né prati né montagne, tutto era grigio ed uggioso. Ero terrorizzato, mi avevano portato in carcere! Le lezioni iniziarono ma a me mancava il respiro, mancava la mia libertà, la classe era affollatissima di alunni, non potevo resistere. Ad un tratto mi venne un’idea, le finestre di quell’aula davano sul cortile e quasi appoggiato ad una finestra era cresciuto un albero, fu una tentazione troppo forte. Aspettai l’intervallo, mi guardai attorno ed appena vidi la via libera saltai dalla finestra, mi aggrappai all’albero ed evasi dal quel terribile carcere. Ero contentissimo, ce l’avevo fatta! Ingenuo com’ero però dalla contentezza scappai a casa dove trovai mia madre per niente contenta di ciò che avevo fatto, mi prese al volo, mi regalò un bello scappellotto e dritta mi riportò a scuola. Finii un’altra volta in quel carcere e per evitare un’eventuale altra mia fuga mi misero nel posto più lontano possibile dalla finestra dandomi una gran quantità di compiti per punizione a quel punto capii che ormai non c’era scampo, mi dovevo rassegnare. L’unica mia forza per rimanere era il pensiero che ai primi di giugno sarei ritornato nel mio paesino ospite per tutta l’estate dei miei amatissimi nonni e per tre mesi sarebbe stata libertà assoluta!
(La foto ritrae nonno Stefano ormai rassegnato nella sua nuova scuola.)
Nonno Stefano - Cesano Maderno, 1956

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