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Turbigo

'Turbigo da Vivere' scrive a Napolitano

Proponiamo di seguito il testo integrale della lettera che il gruppo di minoranza 'Turbigo da Vivere' ha indirizzato al Presidente della Repubblica Napolitano a proposito dei lavori di potenziamento delle Ferrovie Nord sul territorio turbighese.

Turbigo, 27 gennaio 2010

Ill.mo Presidente della Repubblica,

scrivo a Lei a nome e per conto di un gruppo di cittadini i cui nominativi sono apposti in calce a questa missiva. Ho 36 anni e per mia fortuna sono nato in un bel paese della Lombardia: Turbigo. Noto sin dagli anni 60 come “valle dell’oro” per la capacità imprenditoriale dei residenti e per la presenza di rilevanti ditte in ambito conciario, tessile e meccanico, attraversa oggi un grave periodo di crisi. La crisi dell’industria e la difficoltà di reggere il passo della concorrenza estera hanno provocato gravi crisi, anche in ambito di gestione dell’amministrazione pubblica. Tuttavia la vicinanza con l’aeroporto di Malpensa ed il raggiunto equilibrio con la centrale termoelettrica, unitamente alla possibilità di sfruttare le bellezze naturali ed ambientali del luogo (i boschi del Parco del Ticino, il Ticino stesso, il Naviglio Grande), permetteva di sperare in un futuro sereno. Come avrà osservato, ho dovuto usare il tempo passato; purtroppo un progetto di raddoppio della linea ferroviaria, che transita nel centro del paese, sta rendendo impossibile anche questa ultima risorsa. Descriverò brevemente quali interventi risultino inspiegabili, anche in corrispondenza
cronologica con i passaggi tecnici del progetto. Alla fine degli anni 90, in concomitanza con lo sviluppo dell’aeroporto di Malpensa, si era iniziato a
parlare del raddoppio di tale linea che poteva collegare Novara all’aeroporto. Si formularono diverse proposte:
- spostare la linea ferroviaria più a nord, creando un’unica stazione per quattro comuni
anziché due stazioni per due paesi;
- interrare la linea ferroviaria in corrispondenza dell’abitato di Turbigo;
- raddoppiare in sede la linea, creando una serie di sottopassi nel centro abitato di Turbigo,
unitamente ad una nuova arteria stradale;
- procedere ad un seminterramento, solo nella fascia centrale del paese (circa 900 metri di linea).
Il porsi tali quesiti, relativi alla tratta di ferrovia da Busto Arsizio a Novara, fa comprendere quale impatto tale intervento comporterebbe sull’abitato. Mentre negli altri paesi la ferrovia è sempre periferica rispetto al centro cittadino, a Turbigo la ferrovia transita a meno di cinquanta metri dal centro del paese. Penserà che a fronte di una tale situazione, qualche amministratore locale si sarà mosso a tutela. La risposta è affermativa, seppur limitata ad alcuni rappresentanti di minoranza, supportati da un Comitato Civico nato per l’occasione: “No a Turbigo Spezzata”.
Castano Primo non ha voluto spostare la ferrovia né la stazione (per i soliti motivi di campanilismo, che poco servigio hanno reso a questa nazione); il Parco del Ticino non ha voluto abbattere piante e interessare parte del territorio con nuove infrastrutture, scartando l’ipotesi di una variante esterna all’abitato; Robecchetto con Induno ha presentato ricorso innanzi a Lei per ragioni di viabilità (si badi di viabilità locale e non di tutela della salute pubblica e dell’ambiente). E Turbigo? Nulla. La comunità ha potuto esprimersi in un referendum che l’amministrazione di Turbigo ha “concesso”
il 24 luglio del 2004. Il calcolo dell’amministrazione fu che in quel periodo si potesse contare sull’assenteismo ed invitò gli elettori, come nella peggiore espressione della democrazia, a non recarsi al voto. Il quorum non fu raggiunto per circa 400 voti, ma ben 2400 cittadini dissero di no al raddoppio in sede. (Consideri che il numero di aventi diritto al voto a Turbigo sono circa 5000, ma nella realtà raramente il numero di votanti supera i 4600). Eppure posso testimoniarLe che il sottoscritto, unitamente al gruppo civico che rappresento di “Turbigo da Vivere” ha evidenziato l’enorme quantità di errori, sviste, dimenticanze presenti nel
progetto e quanto rilevante fosse l’impatto della ferrovia sul paese. Non solo! Ha anche evidenziato come tali errori siano riconosciuti dalla giurisprudenza come motivi per fermare il transito di treni sulle linee ferroviarie. Abbiamo portato le nostre istanze all’attenzione del Governatore della Regione Lombardia, dell’Assessore regionale ai Trasporti, dell’assessore regionale alla Cultura. Abbiamo scritto a
testate giornalistiche locali, abbiamo cercato di interessare testate televisive…..Tutto pur di difendere il nostro territorio! Penserà che, se nessuno ci ha dato retta, una ragione ci sarà. La ragione c’è, ovviamente, ma preferisco illustrarla al termine. Prima desidero procedere ad illustrare i difetti di questo progetto.

Impatto ambientale.
La ferrovia attualmente è destinata al transito di 36 treni al giorno, tutti di pendolari. Il binario è unico sino al comune di Vanzaghello verso Milano e sino a Novara in direzione opposta. Il nuovo progetto vorrebbe portare i treni ad un numero prossimo a 60, di cui 10 merci. Per tale aumento si rende obbligatorio il raddoppio sino a Turbigo, provenendo da Milano; infatti verso Novara il raddoppio non potrà avvenire, in quanto il transito sopra il fiume Ticino è garantito da un ponte a
binario unico. Tale aumento dei treni peggiorerà il clima acustico del centro del paese, coinvolgendo un centinaio di immobili, fra cui la scuola elementare. La risposta tecnica a questa situazione prevede di realizzare barriere acustiche di altezza variabile fra 2 e 5,5 metri per tutelare i cittadini dal rumore, a distanze anche inferiori a 2 metri dalle abitazioni. Ripeto: barriere anche di 5,5 metri a meno di 2
metri dalle residenze. Spulciando nel progetto portato all’attenzione del Consiglio Comunale, notai che, pur con tali rimedi, le scuole elementari non rispettavano i limiti di legge. La risposta del sindaco fu di non preoccuparsi, perché si sarebbe messo ordine nella materia (quando e chi non saprei, considerato che dal settembre 2006 ad oggi nessun progetto revisionato è passato in Consiglio Comunale). Casualmente, volendo verificare le ipotesi dell’analisi acustica, ci rendemmo conto che si prevedeva il transito treni merci di 500 m. di lunghezza alla velocità di 80 km/h (!). Perché tali ipotesi di rapidità di passaggio? Per abbreviare il tempo in cui il treno crea rumore. Anche perché un treno merci a 80 km/h in centro ad un paese, in caso di deragliamento, potrebbe avere impatti devastanti. Non solo: tutta una zona sottoposta a vincolo ambientale, la costa Turbigina, veniva devastata per fare largo alla nuova strada camionabile. Perché tale strada? Perché in centro ad un paese non si possono ricavare pendenze per sottopassi idonei a mezzi pesanti e mezzi dei Vigili del Fuoco,
quindi si doveva costruire una nuova strada, affinché tali mezzi raggiungessero l’altra parte di paese (rione “Rugalet”). Cosa ha detto il Parco del Ticino per tale intervento? Nulla, chiedendo solo la messa a dimora di nuove piante e la costruzione un tunnel ecologico (dai costi esorbitanti). Cosa ancora più strana: su Turbigo gravitano gli aerei di Malpensa, i treni, la centrale termoelettrica. I rilievi sul campo eseguiti dai tecnici delle Ferrovie Nord Milano nel quartiere “Rugalet” confermano come mai (nemmeno di notte) si scenda sotto i 45 dB; il modello analitico di simulazione del campo acustico elaborato dalle FNM, mostra come nella fascia più prossima al treno ci sarebbero immobili sottoposti a soli 40 dB. Tale previsione deriva certamente da un’errata ipotesi in merito al rumore di fondo presente nei quartieri di Turbigo e che non possono essere ridotti dalle barriere acustiche.

Impatto economico.
Quando agli inizi del ‘900 l’ing. Paolo Tatti donò a Turbigo la stazione ferroviaria, si rese artefice
dello splendore del nostro paese. Oggi un raddoppio in sede della linea significherebbe la sua fine: infatti il valore degli immobili in prossimità non potrebbe che diminuire ma, essendo tali immobili collocati in centro al paese, significherebbe ridurre il valore di tutti gli immobili, rendendo la comunità più povera. Non solo: l’ulteriore riduzione di territorio non toccato dall’urbanizzazione lo renderebbe meno significativo rispetto al circondario. Distinguendosi meno rispetto ad altri comuni, non si potrebbe tentare una via nuova per il nostro sviluppo. Ancora: lo spostamento dell’attuale piazza mercato nel centro del paese, tramite occupazione di una nuova area, la necessità di creare nuovi parcheggi (sempre in centro al paese) obbligano la
comunità a perdere volumetrie proprio dove sono più necessarie: nel cuore della comunità. Inoltre il collegamento fra il rione “Rugalet” ed il centro sarà più complesso (a causa della presenza dei sottopassi), rendendo meno agevole il collegamento per le fasce più disagiate della società. Ciò esporrà i commercianti locali ad una riduzione della competitività verso sistemi di vendita
all’ingrosso che sono divenuti una piaga per il nostro territorio.

Aspetti economici.
Nel corso di 10 anni ci è stato comunicato di tutto. In primis, che il raddoppio in sede aveva il pregio di costare poco, circa 20 milioni di euro contro un costo doppio del seminterramento, nel frattempo proposto dal comitato civico “No a Turbigo spezzata”. Successivamente a causa delle richieste dei vari comuni, il costo era lievitato a 30 milioni; e ancora a 35 milioni. Quando la Regione ha finanziato l’opera, si è scoperto che la stessa costerà a tutti noi, anche a Lei Signor Presidente, 63.000.000 di euro di cui 44.000.000 in opere. Perché l’opera è lievitata? Perché, come spesso accade in Italia ognuno pensa al proprio interesse: così ogni comune ha chiesto barriere più alte, scuole protette, più sottopassi, più strade, più
rotonde, più piazze, più parcheggi….. e via dicendo. Nessuno si è accorto che, a furia di lievitare, il prezzo aveva superato il costo di un seminterramento.
E qui subentrano le valutazioni di tipo collaterale. Le FNM non vogliono comunque il
seminterramento, causa la necessità di interruzione del servizio (peraltro per un tempo molto limitato). Ma nessuno valuta quante opere in meno sarebbe necessario realizzare:
- nessuna necessità di sottopassi in Turbigo;
- nessuna necessità di nuove piazze mercato;
- drastica riduzione della quantità di barriere acustiche;
- nessuna necessità di distruzione della costa Turbigina;
- nessuna necessità di una nuova arteria stradale.
Inoltre nessuno considera i benefici effetti sulla comunità:
- nessuna riduzione del valore degli immobili;
- possibilità di avere nuove piazze e parcheggi in centro al paese, sfruttando la copertura del
tratto seminterrato;
- riduzione degli inquinanti acustici, anche rispetto agli attuali;
- maggior numero di collegamenti fra il centro del paese ed il quartiere “Rugalet”;
- maggiore tutela per le fasce protette;
- mantenimento dei pregiati boschi secolari della valle del Ticino;
- mantenimento del valore ambientale della costa Turbigina.

Bellezza del nostro territorio.
Mi permetto invitarLa, così come, inascoltato, ho fatto con il Governatore della Regione, a visitare il nostro territorio. Ne saremmo orgogliosi. Potrebbe ammirare dalle balze del nostro territorio la valle del Ticino, ascoltare il lento scorrere del Naviglio, rammentando quando su queste acque scorrevano le chiatte che portavano a Milano i marmi del Duomo. Potrebbe trarre forza dalla pace dei boschi del Ticino, dall’intricato snodarsi di vie che portano a cascine dove ancora si allevano mucche e si miete il grano. Potrebbe anche ammirare come in questo territorio si siano insediate
realtà industriali complesse, come la centrale Edipower. O ancora potrebbe visitare le nostre chiese, una sul Naviglio, intorno al vecchio convento degli agostiniani, simile nell’impianto architettonico alla chiesa di Santa Maria del Popolo nella
medesima piazza di Roma, l’altra sulla balza del paese, in prossimità del Castello. O ancora vedere il ponte sul Naviglio, da cui passarono le truppe franco-piemontesi dirette alla famosa Battaglia di Magenta. Storia, ambiente, cultura.

Senso dello Stato.
Certo tali opere sono importanti per lo Stato che desideriamo per il nostro futuro. E nessuno di noi pensava di dover bloccare un’opera di tale rilevanza. Tuttavia l’infrastruttura è progettata con tecnologie da inizio del XX secolo, con una concezione di consumo del territorio tipica di un periodo di espansione economica incontrollata. Ma siamo nel 2010 e non possiamo tollerare che, a fronte del quadro delineato in precedenza, si continui a proporre alla comunità una soluzione che
fa scempio del nostro territorio. Ho sempre considerato, fin dalla maggiore età, che lo Stato è rappresentato da ognuno di noi. Ed è compito di ognuno tutelare i valori conquistati da chi ci ha preceduto. In questi anni mi sono reso conto che i partiti locali, più che tutelare l’interesse comune, si sono piegati ad interesse di parte, rispondendo a questo o quel segretario provinciale. Mi sono impegnato in gruppi civici proprio per poter offrire il mio personale contributo all’interesse comune. Nessuno del nostro gruppo ha per finalità propria la conquista di poltrone a Milano o Roma. Vogliamo solo proteggere il nostro territorio, cercando di far valere le nostre ragioni nei luoghi propri della democrazia. Niente violenze o colpi ad effetto; nessun desiderio di finire su qualche televisione locale a seguito di qualche atto “contro” qualcuno. Stiamo compiendo il nostro dovere: difendere un territorio costruito da chi ci ha preceduto, tutelato dalla nostra generazione per uno sviluppo che verrà dalle generazioni future. E come Ella ben sa, svolgendo compiti di così alto profilo per il nostro Paese, il dovere è contraddistinto da decisioni
difficili che richiedono impegno, dedizione e sacrifici.

E non tutti decidono di insistere in battaglie che attraversano lustri. Molti se ne sono andati da Turbigo; purtroppo i più erano rappresentati da giovani che scelsero altri lidi. Come può un paese allontanare i propri giovani migliori? Come possiamo sperare di avere un miglioramento sociale, se proprio coloro che dovrebbero tracciare il futuro scappano perché inascoltati?

La ragione del progetto.
Avrà sicuramente intuito quale sia la ragione per cui questo progetto è stato condotto con una forza inarrestabile: l’interesse di parte. Ente locale e Regione sono stati governati dalla stessa politica e non è un caso che il sindaco della nostra comunità sia stata candidata in Regione e, per un brevissimo periodo, rappresentante in Provincia. Non ho citato questo o quel partito solo perché, confrontandosi con molti rappresentanti, abbiamo osservato come gli ordini dall’alto prevalgano sempre sulle considerazioni e sugli interessi della nostra comunità. E tali interessi prevalgono per ignoranza (nel senso lessicale del termine): nessun rappresentante cerca di comprendere i problemi, addentrandosi negli aspetti tecnici, ma si fida del parere del suo capo. Mi pare che più di democrazia di possa parlare di oligarchia. Comprenderà dagli allegati come la presa di coscienza della cittadinanza sia stata lenta e complessa, probabilmente non ancora giunta a termine. Cosa chiediamo a Lei, quindi? Il progetto è ormai in uno stato avanzato di sviluppo, dunque cosa aspettarsi?
Le altre entità (comune, Provincia, Regione) non ci hanno degnato di attenzione, considerandoci forse meri sudditi di un regno che è finito molti decenni fa, in linea teorica. Ella rappresenta per noi l’unica speranza di ricevere parole di conforto e capace di stimolare la classe politica a dare risposte legislative alla crescente tensione fra la società civile e l’apparato burocratico. Faccia in modo che questa comunità possa mantenere vivo il senso dello Stato e che questa entità, che a volte sentiamo lontana, possa tornare ad essere un concetto concreto che abbia a cuore, in primo luogo, il futuro stesso della “civitas”.

A Lei porgiamo il nostro ossequio, sperando in una concreta risposta.

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