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Storie

'Oggi sposi'... a novant'anni

Maria e Umberto Maggi, sposati civilmente nel 1971, hanno pronunciato il 'si' durante il rito religioso presso la Casa Famiglia per Anziani della Fondazione Mantovani Onlus.

Un matrimonio davvero significativo quello svoltosi a Bussero, in provincia di Milano, presso la Casa Famiglia per Anziani della Fondazione Mantovani Onlus: Maria e Umberto Maggi, sposati civilmente nel 1971. La signora Maria novantenne, che è residente presso la struttura per anziani dal maggio scorso e il signor Umberto ottantacinquenne, hanno pronunciato il loro 'sì' in occasione del rito religioso officiato da don Luciano, sacerdote della parrocchia di Bussero. E’ questo l’evento davvero speciale che ha visto la Casa Famiglia della cittadina alle porte di Milano animarsi per un appuntamento speciale e che ha visto la partecipazione di moltissime persone: oltre ai figli e ai familiari della coppia, erano infatti presenti operatori e residenti della struttura. “Nel 1971 ci sposammo solo civilmente per mancanza di tempo” spiega il sig. Umberto, ex primario del Policlinico di San Matteo di Pavia. “Io ero sempre oberato dal lavoro in sala operatoria e nel preparare numerose relazioni da presentare a congressi nazionali e internazionali ai quali ero chiamato a partecipare”. In tutti questi anni, Maria e Umberto ci avevamo già provato quattro volte a completare la loro promessa con il matrimonio ecclesiastico, ma non ci erano mai riusciti, complice qualche documento che era andato scaduto con il trascorrere degli anni. “Ora finalmente, in Casa Famiglia, abbiamo potuto coronare la nostra promessa d’amore anche davanti al Signore”. Una scintilla, quella tra i signori Maria e Umberto, scoccata esattamente cinquant’anni fa, d’estate, durante una festa al famoso ‘muretto’ di Alassio. “Successivamente, la conoscenza di Padre Davide Maria Turoldo – aggiunge Umberto – avvenuta in concomitanza del mio trasferimento a Bergamo come medico ospedaliero, è servita ad accrescere ancora di più in me e in mia moglie la consapevolezza che solo l’atto canonico avrebbe avuto il potere di trasmetterci autentica felicità”. Proprio felicità che, malgrado la malattia che ha costretto Maria a trasferire la sua residenza in Casa Famiglia, era ancora ben visibile sui volti dei due sposi.

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