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Post Scriptum

10 spunti su queste elezioni

Alcuni spunti su cui ragionare nel dopo elezioni. E voi, cosa ne pensate?

Post, meme, fotomontaggi, commenti,... queste elezioni politiche 2018, oltre che per l'avvio della 'Terza Repubblica' saranno sicuramente ricordate anche per le campagne social. E non solo. O meglio, sono tanti i punti e le tematiche di cui si potrebbe discutere e che, soprattutto gli 'addetti ai lavori', dovranno comprendere e valutare.
Seppur con una constatazione di parte, ecco dieci punti che vorremmo sottolineare, magari condividendoli o confutandoli con voi.

1 - Il Movimento 5 Stelle
Non sono alieni, men che meno 'folli'. La storia del Movimento colleziona ormai una certa esperienza e 'responsabilità' istituzionale. Non sono folli i rappresentanti candidati (ma spesso professionisti, imprenditori, ecc), non folle chi vota. E se al sud han fatto man bassa di voti, anche nei nostri paesi si confermano su un 25% di preferenze. Fenomeno strano, per certi versi, perchè un po' come accadeva con il primo Berlusconi: nessuno ammette di votarli eppure un elettore su quattro ha dato loro il proprio consenso.

2 - Lega e Salvini
C'è chi si stupisce di quanto è riuscito a prendere il partito 'Lumbard', ma la storia della Lega Nord è sempre stata segnata da grandi sali/scendi. Ecco qualche percentuale (citando i dati in Lombardia): nel 2008 prese il 21,6% di voti; nel 2013 il 12,37%; alle europee del 2014 il 14,62%; a queste ultime elezioni il 27,84%. Certo, il bacino di voti se nei primi anni era solo sopra il Po si è progressivamente allargato all'Emilia Romagna, l'Umbria,... fino ad essere il secondo partito di Roma. E' un movimento 'di pancia', capace di intercettare l'umore della gente.
Ma soprattutto è l'unico, insieme al Movimento 5 Stelle, ancora in mezzo alla gente, con una meritocrazia dal basso e non con nomine dall'alto.

3 - Silvio Berlusconi
Il suo ritorno sulla scena non è bastato. E probabilmente chissà quanto può contare davvero Forza Italia senza Berlusconi. Sì, perchè oltre all'età non più giovanissima del fondatore, per molti elettori le vicende personali (dalle 'cene eleganti' in poi...) e giudiziarie (qui di processi ve ne sono ancora molti) non lascia indifferente il potenziale elettorale. Che allora cambia, spesso verso la Lega Nord.

4 - Mario Mantovani
Se la sua mancata nomina da parte di Forza Italia la si poteva paventare da tempo, soprattutto dai più vicini a Maria Stella Gelmini, non è stata indolore. In primis per Forza Italia, che ha perso una personalità comunque in grado di spostare molti voti. In secondo grado perchè il partito di Berlusconi ha per certi versi 'abbandonato' il castanese e magentino. Il passaggio di Mantovani con Fratelli d'Italia, come si poteva immaginare, non ha spostato automaticamente i suoi 'potenziali' voti al partito della Meloni, creando ancor piu' dispersione.

5 - Partito Democratico
Il crollo in termini di consensi è netto, evidente, non confutabile. Sia a livello locale, ma soprattutto nazionale. Basti pensare a molte regioni del Sud ancora governate da esponenti del PD ma ora con percentuali bulgare da parte del Movimento 5 Stelle. Negli ultimi anni, complici le fazioni interne e forse una minor organizzazione dall'alto, anche la 'base' è andata ad assottigliarsi, venendo a mancare l'attaccamento e il confronto con la gente.

5 - Matteo Renzi
Se nevica è colpa sua, se un treno in ritardo idem. Qualunque cosa non vada, sembra ora che la colpa sia di Renzi. Certo, l'ex sindaco di Firenze paga sicuramente alcune scelte nelle nomine e la 'questione banche'. Ma non solo. Se fino al Referendum era oro tutto ciò che toccava, da allora non gliene va più bene una.

6 - Partiti di estrema destra
In campagna elettorale le polemiche tra fascisti ed anti-fascisti hanno infiammato forse più di temi economici e politici. I risultati vedono 'CasaPound' circa all'1%, un dato molto più basso di quanto si registra in altri Paesi Europei.

7 - Regione Lombardia
Che potesse esserci continuità con il Governo Maroni era molto probabile. Basti pensare alla partecipazione al Referendum sull'Autonomia, alla soddisfazione dei cittadini lombardi e con la ripresa economica in atto a Milano e provincia. Meno, forse, di queste proporzioni. Attilio Fontana dopo la prima infelice uscita pubblica non ha quasi mai parlato. Giorgio Gori, volto noto e di spessore, sembrava poter insidiarlo. Ma ripensando alla scarsa partecipazione popolare (come anche in alcuni incontri locali dove non vi era nessuno oltre ad amministratori e addetti ai lavori), vien da pensare abbia pagato a caro prezzo anche un trend nazionale diffuso.

8 - I partiti minori
Dalla Lorenzin a Grasso, da 'Noi con l'Italia' alla Bonino. Molti volti noti che si pensava potessero aiutare e sostenere le coalizioni in realtà sono implosi su loro stessi. Forse non tanto per i temi trattati e gli ideali difesi, quanto per la percezione di un voto più o meno utile.

9 - La partecipazione popolare
Se si ripensa alla campagna elettorale, incentrata quasi solo su immigrazione, banche e nomi dei candidati... le percentuali voto così alte sono quasi una sopresa, soprattutto trattandosi di un unico giorno di voto. Molte code ai seggi, anche per i nuovi meccanismi di voto, ma una volontà popolare di esprimersi importante e incoraggiante.

10 - Sergio Mattarella
Dal 'richiamo' all'importanza del voto dato a Capodanno si è poi defilato. Come ruolo gli compete. A giorni inizierà a tessere la tela con le liste vincitori (Movimento 5 Stelle e Lega Nord) per comprendere come ci si potrà muovere. Con la sua discrezione e pacatezza è sicuramente un ottimo garante di continuità istituzionale anche verso l'Europa ed i mercati. E' in un ruolo poco invidiabile, ma ha la lungimiranza per saperla gestire, facendo abbassare i toni e lasciando spazio al dialogo.

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