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"Diamo un calcio alle discriminazioni"

Il mondo del pallone in visita al Memoriale della Shoah di Milano: uniti contro il razzimo, le discriminazioni e la xenofobia. Per non dimenticare, tra passato e presente.

Sandro Mazzola, Gianni Rivera, Javier Zanetti, Beppe Bergomi, Beppe Baresi, Gianluigi Donnarumma, Andrea Conti, Daniele Massaro, Luciano Spalletti, Federico Balzaretti, Pantaleo Corvino e poi ancora Carlo Tavecchio, oltre allo scrittore Maurizio De Giovanni e al divulgatore scientifico Alessandro Cecchi Paone, fino a molti altri rappresentanti di Milan, Inter, Juventus , Roma, Napoli, Fiorentina, Atalanta, Udinese, Sassuolo, Torino, Novara, Cremonese, Virtus Entella, Ascoli, Monza, Giana Erminio, della FIGC, delle Leghe di serie A e B, ecc…, al dipartimento calcio femminile, all’Adise ed all’associazione italiana agenti calciatori. Ma stavolta niente scarpini, terreni di gioco, panchine o riunioni, perché il campo è stato quello del ricordo, delle testimonianze e della conoscenza. Le voci si mischiavano, allora, con le emozioni, l’altra sera, là negli spazi del Memoriale della Shoah di Milano; tutti uniti contro il razzismo, le discriminazioni e la xenofobia in ambito sportivo. Il mondo del pallone in prima linea, per ribadire forte e chiaro quel “Noi ci siamo” e per tenere viva la memoria dei migliaia di ebrei che tra il 1943 e il 1945, rastrellati in città e nella regione, sono stati caricati su vagoni merci e agganciati ai convogli diretti ad Auschwitz – Birkenau, Bergen Belsen ed ai campi italiani di raccolta (e con loro pure i numerosi deportati politici, destinati ai campi di concentramento di Mauthausen o a quelli del nostro Paese). “La visita al Memoriale di una qualificata delegazione del calcio è un segnale di estrema importanza per la missione educativa della nostra istituzione – ha dichiarato Ferruccio De Bortoli, presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano – Lo sport è disciplina, competizione, rispetto della dignità dell’avversario. Non esistono nemici; esistono i valori condivisi, le regole comuni, la passione e il cuore”. Costruire il futuro senza dimenticare, insomma, è stato il messaggio che ha accompagnato i presenti durante la visita di questo luogo simbolo delle deportazioni in Europa. L’occasione anche per rendere omaggio ad alcuni personaggi della storia calcistica che, in modi differenti, hanno subito la ferocia delle discriminazioni razziali: da Arpad Weisz a Carlo Castellani, da Giorgio Ascarelli a Ferdinando Valletti, da Icilio Zuliani a Raffaele Jaffe e Vittorio Staccione. “Siamo felici che l’intero mondo del calcio abbia risposto in modo così caloroso al nostro invito – ha continuato Roberto Jarach, vicepresidente della Fondazione – I recenti fatti di cronaca che hanno avuto come teatro i campi da gioco e non solo dimostrano che la questione razziale non è relegate ad episodi del passato. L’incontro, promosso dalla Fondazione Memoriale della Shoah e dal procuratore sportivo e giornalista Gianluca Tizi, fa parlare passato e presente e punta a creare un domani in cui le singole identità siano valorizzate come portatrici di ricchezza in tutti gli ambiti della vita civile e sociale”. (Foto Mario Golizia)

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