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Exponiamoci

'Fes': la Medina del Marocco

Un viaggio alla scoperta delle tradizioni e della storia. Lasciarsi guidare dalle emozioni è forse l'unico modo per vivere la città e vedere da vicino la sua magia e le sue varie particolarità.

Al controllo passaporti, la mente vaga con la propria fantasia immaginando quale mondo ci sia dietro le porte scorrevoli del terminal. Una scritta in arabo, con caratteri imponenti, fa da quinta al tanto amato cielo africano. Un timbro sul passaporto, il poliziotto mi guarda: “Bienvenue au Maroc, monsieur”. Fès, in lontananza, mi accoglie con le prime luci del giorno e il profumo di dolci appena sfornati di un bar in periferia. Città Santa del Marocco, Fès sorge nel fondo di una fertile vallata, dove le voci dei muezzin risuonano ed echeggiano in diverse ore della giornata annunciando il momento della preghiera. La città vecchia è, per i suoi monumenti, i suoi mercati e le sue moschee, considerata uno dei centri più attraenti di tutto il mondo islamico. Ed è proprio nella Medina, in questo dedalo di migliaia di strade, che soggiorna il vero, il vivo. Una realtà fatta di artigiani intenti a lavorare l’ottone e il rame, l’argento e l’oro; di arrotini e venditori di spezie, di profumi per il corpo, di cibo tradizionale e bibite fresche, di antichi conciatori di pelli immersi nelle enormi vasche di pietra piene di pigmenti colorati. Bisogna perdersi, nella Medina, lasciare in hotel le guide e vivere i suoni, i profumi e le situazioni che si incontrano passeggiando tra i vicoli. Lasciarsi guidare dalle emozioni è forse l’unico modo per vivere la città, che nella sua magia ha la forza di coinvolgere e tenere con sé. Un enorme formicaio dove tutto è in perfetta simbiosi. Una vita fatta di sguardi curiosi e ospitali, di gente semplice e di bambini che giocano a palla per strada. Appena dopo il tramonto però, le piccole botteghe iniziano a chiudere e quella pavimentazione, così liscia e usurata dal passaggio di migliaia di persone, pare avere un briciolo di pace nel corso della notte. Ci si lascia alle spalle la Bab Boujeloud, la porta principale della città e non ci si volta indietro. Da un minareto in lontananza si annuncia l’ultima preghiera del giorno.

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