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Frecce sui nostri giorni

Serve l'Europa? Sì, eccome!

C’è bisogno, anzitutto per la sua idea fondatrice; e poi per competere con i ‘giganti’ del mondo, quali Cina e Stati Uniti d'America. Bisogna più che mai essere uniti.

Correva l’anno 1950, nasceva la Comunità europea del carbone e dell’acciaio. I Paesi che scelgono di aderire a questa prima forma di cooperazione nel continente sono Francia, Germania, Italia, Olanda, Belgio e Lussemburgo. Da lì in avanti si è costruito, mattone dopo mattone, il grande disegno europeo, passando per la pietra miliare del Trattato di Roma del 1957 e per il più recente Trattato di Maastricht che pone le basi della moneta unica. Oggi l’Europa cerca una guida, l’Unione sembra smarrita e i cittadini di molti Paesi si mostrano indifferenti o addirittura delusi o rabbiosi nei confronti delle istituzioni comunitarie. Il discorso è certamente lungo e complesso, ma si possono senz’altro dire alcune cose chiare: anzitutto l’Europa oggi viene da un decennio nel quale lo slancio dell’integrazione si è come raffreddato, non servono tanto idee nuove, ma persone visionarie, capaci di incarnarle e di lanciare il cuore oltre l’ostacolo, oggi molti guardano al binomio Merkel - Macron. Detto ciò, bisogna aggiungere che adesso di Europa c’è bisogno, eccome: anzitutto per la sua idea fondatrice; dalle nostre parti, tra Francia, Germania, Austria e Spagna, nei secoli passati, la norma per dirimere le controversie è sempre stata quella di farsi la guerra e rompersi la testa a vicenda; adesso una cosa del genere sarebbe impensabile: chi oggi ha 18 anni conosce solo l’euro come moneta ed ha un passaporto con scritto ‘Unione Europea’ e probabilmente ha già passato qualche tempo in un altro Paese UE nella libera circolazione di merci e persone. C’è bisogno di Europa, anche da un punto di vista meno idealistico: in un mondo che compete su tutti i fronti, davanti a giganti come la Cina o gli Stati Uniti, dove andrebbero a finire – da sole – la piccola Italia o la piccola Germania? Fare sistema e cooperare – cioè rilanciare il processo di integrazione, migliorando il molto che si può migliorare nelle istituzioni europee – è l’unica via praticabile.

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