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Sport, Storie

Baresi-Bergomi: l'eterno derby

Franco Baresi e Beppe Bergomi, i due storici capitani di Milan e Inter, si sono raccontati nei giorni scorsi al Teatro San Babila Milano. Ricordi e aneddoti.

Nome: Franco; Giuseppe (Beppe). Cognome: Baresi; Bergomi. Basterebbe, alla fine, solo citarli che inevitabilmente la testa verrebbe catapultata indietro di un bel po’ di anni (quanti ricordi e quante emozioni). I due capitani storici, le due bandiere, i due simboli della Milano del calcio. Milan contro Inter, rossoneri contro nerazzurri, la partitissima, perché il derby, benché se ne dica, non è mai una sfida normale; perché loro di quelle gare sono sempre stati dei punti di riferimento, e in fondo lo sono ancora oggi. “Due maglie che pesano, eccome – la voce si fa largo tra il pubblico del Teatro San Bibila. Sono di nuovo uno di fronte all’altro, Franco Baresi e Beppe Bergomi appunto, come in quell’indimenticabile passato; ma stavolta niente maglietta e pantaloncini, bensì addosso hanno giacca e normali calzoni (gli scarpini al chiodo li hanno appesi ormai da tempo) – Il bello però delle due squadre è che c’è sempre stata la cosiddetta rivalità sana. Mai fuori dalle righe, mai portata troppo all’eccesso. Prendete proprio il derby, lo si è sempre affrontato con la giusta rilassatezza tra noi giocatori e tra i tifosi. E’ importante che ciò avvenga, per non esasperare gli animi e le situazioni”. Adesso, dunque, andiamo più nello specifico: due grandi carriere a confronto e due società che si sono divise le scene per anni. Il Milan, da una parte, con la presidenza Berlusconi. “C’era grande attesa e curiosità – continua Baresi – Sono stati periodi straordinari sotto ogni aspetto e punto di vista. Avevamo un gruppo eccezionale e in campo sapevamo tutti cosa dovevamo fare. Il presidente voleva vincere e ci ha messo anima e cuore per creare una formazione competitiva ad ogni livello”. Quindi, l’Inter: “Siamo stati davvero protagonisti – gli fa eco Bergomi – Vincere, comunque, non è mai facile, perché c’erano le due realtà di Milano, ma anche altre società di grandi qualità (il Napoli, ad esempio, oppure la Sampdoria)”. E poi i due allenatori che hanno segnato un’epoca, Sacchi e Trapattoni. “La rivalità si sentiva – ribadiscono in coro i due ex capitani – L’arma dell’Inter era certamente la difesa e il contropiede, anche se il ‘Trap’ non era soltanto un difensivista come si diceva. Sacchi, invece, è stato davvero un innovatore; ha portato un’idea di gioco differente”. Quante partite, quante sfide e soprattutto quanti giocatori con i quali avete condiviso il campo da compagni e da avversari. Chi sono stati quelli che vi hanno creato più problemi dell’una e dell’altra squadra? “Baresi e Maldini mi hanno fatto sudare parecchio – afferma il nerazzurro – Senza dimenticare Van Basten: aveva una forza fisica incredibile e giocate uniche”. “I tedeschi, non ho dubbi – ricorda il rossonero – Klinsmann e Matthaus sopra tutti; poi Serena e Berti, non si tiravano mai indietro quando c’era da combattere”. Torniamo per un attimo ancora sui mister: chi vi è rimasto più nel cuore? “Trapattoni è stato fondamentale, però pure Bersellini mi ha dato tanto – spiega Bergomi – Tutti mi hanno lasciato qualcosa, ma se devo dirne per forza uno: Simoni. Con lui siamo riusciti a vincere una coppa Uefa e abbiamo lottato per lo scudetto, facendo un ottimo campionato”. “Sacchi e Capello – dice Baresi – Tecnici molto diversi tra loro, entrambi comunque dei vincenti. Con Arrigo c’era più dialogo, Fabio invece era più introverso”. Bene, veniamo all’ultima domanda. Cos’è che fa dire basta ad un giocatore? Che cosa fa capire che è arrivato davvero il momento di ritirarsi? “Il mio ultimo anno è stato condizionato da problemi fisici – racconta il numero 6 milanista – In tante partite non ero al meglio e così mi sono reso conto che era arrivato davvero il tempo di fermarmi. Certo, dopo non è facile, cambiano le tue abitudini, l’importante è trovare qualcosa per tenersi impegnati”. “La verità è che mi hanno fatto smettere – ride l’ex capitano interista – Io non l’avevo capito. Non sei mai preparato a quel giorno, ma sai che prima o poi deve esserci”.

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