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Attualità

Nati in Italia, ma chiamati stranieri

Dibattito sullo 'Ius Soli' fermo al palo. La discussione è più che mai accesa e viva; e intanto sono in attesa di riconoscimento oltre 600 mila ragazzi nel nostro Paese.

Una battaglia culturale più che politica. Che a meno di un anno dal voto nazionale spinge però molti partiti a seguire più l’elettorato che i propri ideali. Sì, perchè il dibattito sullo ‘Ius Soli’ non è più davvero una discussione su cosa è giusto o meno e su cosa sarebbe più opportuno, ma su “cosa vogliamo che votino i miei elettori”. Errore grave, e poco lungimirante, per la nostra classe politica. Ma di cosa stiamo realmente parlando? “Ius soli (in latino «diritto del suolo») è un’espressione giuridica che indica l’acquisizione della cittadinanza di un dato Paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori - stando alla definizione piu precisa ed etimologica - Secondo le norme attuali, in vigore dal 1992, un ragazzo nato in Italia da genitori stranieri può richiedere la cittadinanza entro un anno dal raggiungimento della maggiore età. Deve però essere stato residente in Italia legalmente e senza interruzioni dalla nascita. Ius soli temperato. Il nuovo disegno di legge non prevede lo ius soli, cioè il diritto ad acquisire la cittadinanza per tutti quelli che nascono sul territorio italiano. La proposta di legge introduce invece uno ius soli temperato, prevede cioè che possano ottenere la cittadinanza italiana i bambini stranieri nati in Italia che abbiano almeno un genitore in possesso del permesso di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno europeo di lungo periodo. L’acquisizione della cittadinanza non sarà automatica, ma ci sarà bisogno di farne richiesta. Per ottenere la cittadinanza servirà una dichiarazione di volontà espressa da un genitore, o da chi esercita la responsabilità genitoriale, all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età”. Secondo le stime della Fondazione Leone Moressa, sono circa 600mila i figli di immigrati nati in Italia dal 1998 a oggi (quindi ancora minorenni) che rientrerebbero in questa norma. Complessivamente gli stranieri costituiscono il 14,7 per cento del totale sulle nuove nascite. Quest’anno, per esempio, nel Comune di Turbigo il 50% degli iscritti alla materna ha almeno un genitore straniero. Lo ‘strillo’ politico ha erroneamente confuso l’opinione pubblica bloccando la riforma, cercando di confondere tra immigrazione e chi è effettivamente nato in Italia. Molti senatori hanno intrapreso lo sciopero della fame, ma ora, cosa succederà?

NEGLI ALTRI PAESI, INTANTO...

IN GERMANIA - E’ cittadino tedesco chi è figlio di un cittadino straniero che ha il permesso di soggiorno da almeno otto anni.
IN FRANCIA - Sono francesi i figli nati in Francia da immigrati nati in Francia e i bambini nati in Francia da genitori stranieri se al compimento della maggiore età.
IN INGHILTERRA - E’ cittadino britannico chi nasce nel Regno Unito (ius soli) anche se uno solo dei genitori è legalmente residente nel paese.
IN SPAGNA - In Spagna un bambino diventa cittadino spagnolo se almeno uno dei due genitori stranieri è nato in Spagna.
IN IRLANDA - Si ottiene se i genitori stranieri risiedono nel paese da almeno tre anni.
IN BELGIO - Si diventa cittadini belgi, a 18 anni, se si è nati in Belgio.

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