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Cuggiono

Villa Clerici: gioiello del '600

Castelletto di Cuggiono: 365 finestre (e una per le bisestili) e un vero capolavoro ‘vista’ Naviglio. La storia e tanti ricordi legati alla bellissima Villa.

Servirsi dell’architettura per magnificare la propria potenza è una caratteristica che ha sempre accompagnato gli uomini fin dalle epoche più lontane. Lo hanno fatto i faraoni con le loro piramidi, gli imperatori dell’antica Roma, i re con le loro lussuose regge, i feudatari con i loro imponenti castelli. Ed anche Castelletto di Cuggiono possiede quello che comunemente viene denominato “il castello”, intorno al quale sono fiorite diverse leggende, con la presenza delle sue 365 finestre (più quella murata, aperta negli anni bisestili) e di ipotetici passaggi sotterranei. Un castello, quindi, che è in realtà la secentesca villa della famiglia Clerici, edificata in tutto il suo splendore proprio “a decoro del nome”. Un interessante studio sulle origini, le curiosità, i pregi e le stravaganze dei Clerici è stato illustrato nella sera di sabato 7 ottobre, a cura dei relatori Matteo Turconi Sormani e Luisa Vignati, in collaborazione con il Museo Storico Civico di Cuggiono, presso il Centro decanale ‘Scala di Giacobbe’ di Castelletto di Cuggiono, nell’ambito dell’anno della cultura promosso da Regione Lombardia. Durante la serata, i numerosi presenti hanno potuto così approfondire la conoscenza di questa famiglia di mercanti di seta e banchieri, proprietari anche di altri stupendi edifici, quali palazzo Clerici a Milano, noto come la “Galleria del Tiepolo”, e di villa Carlotta, sul lago di Como, ed altri ancora. A rendere, in particolare, ancora più meravigliosa la villa fu il marchese Anton Giorgio che, nel ‘700, la arricchì con pergolati, statue, animali esotici e l’affascinante scalinata verso il Naviglio, che si può ammirare passeggiando lungo l’Alzaia. Come ha evidenziato l’architetto Tommaso Gray de Cristoforis, insieme ai relatori, la villa mostrava due ingressi: uno, ufficiale, rivolto verso la frazione; l’altro con la sua maestosa scalinata verso la darsena, in quanto il Naviglio, all’epoca, era la via di comunicazione più importante verso Milano. Gli affreschi ancora visibili al suo interno, nonostante il degrado dovuto alla destinazione d’uso successiva alla vendita per l’indebitamento della famiglia, studiati da Simonetta Coppa nel 2006, mostrano leggiadre storie di Cleopatra e un dettaglio pittorico di un pellicano, probabile simbolo di appartenenza della famiglia alla massoneria.

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