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Storie, Turbigo

L'Italia, andata e ritorno in... bici

L'impresa di Cristian Malagnino, costretto a vivere senza un braccio dopo un infortunio sul lavoro: ha attraversato il nostro Paese in sella ad una bicicletta.

Quella frase ripetuta più e più volte in testa negli ultimi due anni: “Ci riuscirò. Ci voglio riuscire. Ci devo riuscire”. Quasi un promessa, con se stesso, ma se nel 2015 purtroppo si era dovuto arrendere “Le gambe non giravano più. Avevo male alle ginocchia”, adesso quell’esperienza (o impresa, come qualcuno l’ha ribattezzata) è realtà in tutto e per tutto. Cristian, insomma, ce l’ha fatta (in fondo, chi lo conosce bene non ha mai avuto dubbi che l’avrebbe portata termine, perché la forza di volontà, il carattere e la grinta sono da sempre le sue principali prerogative; lui costretto a vivere senza il braccio destro, amputatogli a causa di un infortunio sul lavoro); da nord a sud dell’Italia in bici… andata e ritorno. “Due anni fa avevo provato a compiere lo stesso viaggio, però purtroppo, una volta arrivato a Palermo avevo dovuto abbandonare l’idea di rientrare a casa di nuovo in sella – racconta lo stesso Cristian Malagnino – Il male alle ginocchia e le gambe che facevano fatica, come si dice, a ‘girare’, così per forza mi sono fermato. Ma volevo riuscirci, una sfida con me stesso e soprattutto un’esperienza che spero possa essere da esempio per gli altri, per chi si trova nella mia stessa situazione, per le persone disabili. Non esistono barriere al mondo che non si possono superare, basta crederci e metterci impegno e passione, vorrei che fosse questo il messaggio che questa mia esperienza trasmetta. Certo, le difficoltà ci sono, quando sono rimasto vittima dell’infortunio che mi ha privato di uno dei due arti superiori non è stato semplice ricominciare. Le certezze e la quotidianità inevitabilmente si modificano; ti chiedi come affronterai da lì in avanti il futuro, comunque di una cosa sono sempre stato sicuro: non mi volevo fermare, dovevo riprendermi la vita e partire di nuovo con tanta forza e coraggio”. Allora, eccolo appunto a due anni di distanza da quella prima avventura, salire sui pedali per concludere ciò che aveva lasciato a metà. “Sono partito da Turbigo agli inizi di agosto e 55 giorni dopo sono tornato – continua – E’ stata un’emozione unica, una gioia indescrivibile. Ce l’ho fatta! Tra andata e ritorno ho superato le coste adriatica e tirrenica e la ionica, ho attraversato diverse zone, paesi e località, magari meno conosciuti che però sono di una grande bellezza. C’è davvero un’Italia che non conosciamo e che merita di essere vista. La discesa lungo lo stivale mi ha portato a Palermo, dove mi sono fermato qualche giorno, poi da lì sono ripartito per salire”. Ogni giorno in bici, fino anche a 100 chilometri alla volta e dormendo in tenda (per un totale di circa 4700 chilometri complessivi). “I ricordi sono tantissimi – conclude – Mi porto dentro i vari momenti vissuti”. E adesso, una volta a casa? “Beh, sto già pensando alla prossima esperienza. Sto cercando di raccogliere degli sponsor: il sogno è raggiungere Capo Nord, partendo sempre da Turbigo”.

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