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Attualità

'Stop' al numero chiuso

La decisione è arrivata nelle scorse settimane: il 31 agosto, infatti, il Tar del Lazio boccia l’accesso a numero chiuso per le facoltà umanistiche della Statale di Milano.

E' una data ormai divenuta storica per le battaglie portate avanti dalle associazioni studentesche dell’università di Milano e per il settore dell’istruzione umanistica in generale: il 31 agosto scorso il Tar del Lazio boccia l’accesso a numero chiuso per le facoltà umanistiche della Statale di Milano. A stretto giro di posta, poi, la comunicazione del rettore dell’università che comunica l’intenzione di non presentare alcun ricorso ed accettare la decisione del Tar, seppur fermamente contrario all’idea. Si conta che con il test di accesso a numero chiuso sarebbero rimasti esclusi dalle classi universitarie circa un migliaio di ragazzi, che, invece, ora potranno prendere parte ai corsi nei limiti previsti. La polemica è stata dura, tanto quanto lo scontro che si è animato in questi giorni nei corridoi e nelle sedi della Statale tra favorevoli e contrari, con manifestazioni studentesche e lezioni all’aperto per dissenso verso il numero chiuso da parte di alcuni professori. Il rettore Vago sosteneva l’idea per la quale un test di accesso “Sarebbe stato a ragione della riduzione degli abbandoni e a stimolo per i più motivati”, mentre gli studenti richiamavano il “diritto allo studio” per dimostrare come questo venisse leso per tutti quei ragazzi che sarebbero stati respinti. Il Tar si è pronunciato affermando che “il ricorso evidenzia sufficienti profili di fondatezza” e, dunque, “sospende l’efficacia dei provvedimenti impugnati”. Vittoria, questa, tanto attesa, ma che rischia di rivelarsi l’ennesima battaglia vuota e senza logica di studenti emotivi. Il test di accesso non è affatto “lesione del diritto allo studio”, bensì un suo rafforzamento. Il test (evidentemente da riformulare nelle modalità di valutazione) è il sistema di filtraggio per consentire solo ai più meritevoli di accedere all’università, in quanto quest’ultima, ce lo ricorda la costituzione, non rientra nell’alveo dell’istruzione garantita e obbligatoria alla quale i ragazzi sono tenuti a sottomettersi ed è, tuttavia, riservata a chi ne ha voglia e competenze (art.34) . Questo tipo di disamina è tutt’altro che discriminante e vuole anzi favorire coloro che non hanno avuto accesso. Inoltre, punto da non trascurare, aumentare l’afflusso di studenti ha come naturale conseguenza la necessità di ulteriori spazi, che evidentemente non ci sono, assodato che diversi universitari sono costretti a seguire lezioni per terra.

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