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Sport, Robecchetto, Turbigo

L'ultima volta... del 'Bono'

Dopo 27 anni di attività calcistica, Luca Bonomi ha deciso di appendere le 'scarpe al chiodo'. La vita trascorsa alla Turbighese e poi il passaggio alla Ticinia.

Gli abbracci, le strette di mano, qualche coro, le corse da una parte all’altra, il riscaldamento e poi si va in campo. Ma chi l’ha detto che solo la prima volta non si scorda mai; l’ultima beh… non è certo da meno. Anzi, in alcuni casi è proprio l’addio a lasciarti dentro qualcosa di grande, immenso, unico. E se il calcio, alla fine, è da sempre la tua ‘seconda casa’, allora, le emozioni vanno ben oltre il normale terreno di gioco. “Grazie Bono”, i messaggi si mischiavano con i ricordi (tanti, tantissimi), l’altro giorno, a Robecchetto con Induno, perché quella che da lì a poco sarebbe cominciata non era la classica o semplice partita; niente campionato, coppa oppure un allenamento, bensì il momento dei saluti per Luca Bonomi. Dopo ventisette anni, insomma, si appendono le scarpe al chiodo... “Già - commenta il 33enne di Turbigo - Sono state stagioni fantastiche e importante sotto ogni aspetto e punto di vista. Ogni istante vissuto mi ha aiutato a crescere come atleta e come persona”. Un passato tra le fila della Turbighese, la squadra del suo paese, dove ha iniziato a muovere i primi passi e dove è rimasto fino a qualche anno fa (indossando la fascia di capitano), per poi trasferirsi alla Ticinia di Robecchetto. “Avevo 5 - 6 anni - continua - Mi è sempre piaciuto il calcio, giocavo all’oratorio con gli amici quando ho deciso di iscrivermi appunto alla Turbighese. Qui ho fatto praticamente tutta la trafila nelle varie categorie: Primi Calci, Pulcini, Giovanissimi, Allievi, Esordienti, Juniores, anche l’Under 21 quando c’era, fino alla Prima Squadra. Quindi, c’è stato il trasferimento alla Ticinia, due realtà che hanno avuto un valore significativo per me e dove ho trovato un’ambiente molto bello”. In settimana, dunque, gli allenamenti, la domenica, invece, le partite e oggi la scelta di dire basta, di fermarsi. “Ci ho riflettuto per l’intera stagione appena conclusa - spiega - E mi sono detto che questo era il momento giusto. E’ vero, ho solo 33 anni e avrei potuto giocare ancora per qualche tempo, ma tocca ai giovani, bisogna lasciare spazio a loro. E poi ho una famiglia, due figli, adesso potrò trascorrere le domeniche insieme a loro e a tempo pieno”. Il presente da calciatore, allora, mentre il futuro... “Per il prossimo anno non voglio fare nulla - ribadisce - Andrò sicuramente a vedere qualche partita dei miei ormai ex compagni o li andrò a trovare in settimana (anche magari per dare un aiuto qualora ce ne fosse bisogno) durante gli allenamenti (dopotutto con ciascuno si è creato un rapporto di amicizia, siamo e saremo ancora un gruppo); successivamente mi piacerebbe provare l’esperienza di allenatore, vedremo con il tempo”. L’altro giorno la partita del tuo addio ufficiale, chissà quante emozioni... “E’ stato bello rivedere alcuni vecchi amici che hanno giocato con me e stare tutti insieme con i compagni attuali - racconta - Un pizzico di commozione c’era, non posso dire il contrario, anche se l’emozione più grande è stata in occasione dell’ultima partita del campionato. Rientravo da un infortunio, perciò mi sono accomodato in panchina, poi mi hanno chiamato in mezzo al campo per salutarmi e con me c’erano pure mia moglie ed i miei figli”. La vita, insomma, passata a calcare i campi di gioco; se dovessi ringraziare qualcuno? “In primis la mia famiglia - conclude - Quindi i ragazzi che hanno condiviso con me questo percorso. Su tutti, però, c’è un mister che è stato fondamentale per la mia crescita, Marco Dell’Acqua. E un grazie va anche all’attuale allenatore della Ticinia, Giuseppe Fusco, con il quale fin da da subito si è creato un bellissimo rapporto”.

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