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Storie, Cuggiono

"Bentornato Marco..."

Dodici mesi e 35 mila chilometri dopo Marco Invernizzi è di nuovo a casa. Concluso il giro del mondo in bicicletta: la grande accoglienza ieri pomeriggio in villa Annoni.

Arriva alle 16 circa. Gli occhi e il volto che trasmettono gioia, felicità ed emozioni. Nella mente le immagini (sono tante, tantissime) che una dopo l’altra si susseguono. Stanco, certo, ma la stanchezza alla fine passa in secondo piano, perché al primo posto c’è la consapevolezza di avere compiuto qualcosa di unico, eccezionale, immenso… Una vera e propria impresa (beh non c’è davvero altro modo per definirla). “Ben arrivato” anzi “Ben tornato”. Eh già: Marco Invernizzi ce l’ha fatta! Dodici mesi e soprattutto 35 mila chilometri dopo, infatti, il 29enne è di nuovo a casa, nella sua Cuggiono, là da dove un anno esatto fa (giorno più giorno meno; era il 19 luglio del 2015) è salito in sella e via verso il giro del mondo in bicicletta. “Grazie a tutti – sono state le prime parole appena raggiunta la villa Annoni (la sede del palazzo Municipale del paese che lo aspettava per accoglierlo) – In questi mesi ho sentito il calore e l’affetto della mia famiglia, di tanti amici e persone che sono state fondamentali per portare a termine questa esperienza. E’ bello essere nuovamente a casa; le parole fanno fatica ad uscire, sono emozionato”. Fa niente Marco, ci sarà il tempo per raccontare l’avventura nei minimi particolari, adesso lasciati abbracciare dall’affetto della gente. “Ogni istante mi ha lasciato qualcosa di speciale – ha detto – Sono stato molto colpito ad esempio dalla tranquillità degli Stati Uniti oppure l’eccitazione del Messico fino ai paesi del Centro America ed alla Cina. Un viaggio fantastico e bellissimo: incontrare e confrontarsi con realtà e culture differenti dalle nostre, non nego che ci sono state anche serate di malinconia, comunque al mattino seguente era già passata. E’ davvero un vortice che ti prende e che ti cattura dando dandoti la spinta e la grinta giusta”. Dall’Europa dell’ovest, passando per le Americhe, l’Asia, l’India e il Sud Africa, insomma, il mondo è stato tutto lì davanti a lui. “La particolarità è stata certamente l’aver avuto modo di conoscere tante persone – ha continuato – Quindi l’affrontare giorno dopo giorno il percorso, fino alla sera quando dovevi organizzarti per dormire: nella maggior parte dei casi l’ho fatto in tenda oppure affidandomi all’ospitalità di chi incontravo”. Adesso, allora, un po’ di meritato riposo e poi… “Poi vedremo! Devo ancora metabolizzare questa esperienza – ha concluso – Era un sogno che avevo e sono riuscito a realizzarlo: girare appunto il mondo in bici (dopo altre avventure sempre in sella: Barcellona nel 2011, Oslo nel 2012, l’Italia l’anno successivo e Francoforte nel 2014). Perché è proprio stando sui pedali che si ha il tempo di conoscere meglio i luoghi e chi ci sta attorno ed assaporare il vero gusto della terra che si sta visitando”.

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