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Musica

A 'tu per tu' con Eugenio Finardi

Imtervista al grande musicista italiano e internazionale. Una chiacchierata parlando di tutto, dai dischi, ai progetti per il presente e il futuro fino alla musica in generale.

Eugenio Finardi: la musica fatta di emozioni, parole e magia. Siamo a poco più di un anno dall’uscita di ‘Fibrillante’: sei soddisfatto del tuo ultimo lavoro? Molto, molto. Delle vendite? Le vendite non tanto perché sono state poche. La casa discografica è soddisfatta, nel senso che è arrivata alla pari, però, veramente... tutto quello sbattimento per vendere 4.500 copie! Ne vendo di più dal vivo, dopo i miei concerti. E’ una delusione che è un po’ generalizzata nell’ambiente. Poi ai concerti è tutta un’altra cosa. Però, veramente, fare il tipo di sforzo economico richiesto per fare un disco, non ripaga più! Sei in tournée nei teatri. Tra acustica e pubblico, è tutto meravigliosamente splendido? Devo dire che i concerti ultimamente stanno andando molto bene, anche perché ne faccio di due tipi. ‘Parole&Musica’, molto teatrale con una grande parte parlata, con violoncello, pianoforte e chitarra. Invece nei concerti, quelli di ‘Fibrillante’, con la band, ho eliminato tantissime delle parti parlate, per cui sono ‘picchiatissimi’, duri, molta musica tutta attaccata, di fila e quindi si crea una bella dinamica. Dopo esserti esibito alla Scala di Milano, c’è un altro posto, altrettanto incantevole, nel quale vorresti suonare? Ce ne sono tantissimi: dalla Fenice di Venezia a Napoli. Mi piacerebbe suonare alle Latomie di Siracusa. E’ molto bello anche suonare nelle chiese. Ti senti un artista completo, o c’è un ‘se fossi’ che avresti voluto realizzare? Il sogno di essere chitarrista. Non ho il talento, non sono uno strumentista. Il mio strumento è la voce, con cui faccio abbastanza quello che voglio, ma un assolo con la chitarra, come tanti sanno fare, è fuori dalla mia portata, nonostante io studi e suoni la chitarra da una vita. Il sogno di essere uno ‘sborone’ alla chitarra proprio non si realizzerà mai, ma oramai sono nell’età in cui si accetta quello che è arrivato... Non si sa mai, magari domani ti svegli ... Si, dopo una botta in testa! Quarant’anni fa usciva il tuo primo album ‘Non gettate alcun oggetto dai finestrini ‘. Qual è la canzone alla quale sei più legato? E perché? Una sola non ce n’è. Va anche a periodi e, in questo momento, amo molto ‘Voglio’. Però sai, è difficile, ce ne sono varie. Diciamo che il progetto che amo di più è ‘Anima Blues’. ‘Sugo’, poi, era un gran bel disco, anche la versione originale di ‘Musica Ribelle’ è veramente irripetibile. Come vedi cambiata la musica dal 1975 ad oggi? La definizione l’ha data Greg Calbi, che è uno dei più grandi masterizzatori del mondo, dello Sterling Sound di New York. Per dirti, quando io sono andato a New York a masterizzare ‘Fibrillante’ lui stava lavorando ai Beatles, rimasterizzava i loro dischi americani, per dirti il livello del personaggio. E lui, ascoltando il mio disco, ha detto una cosa molto interessante:“Oh! Finalmente un disco di canzoni!”. Ormai i pezzi si sono semplificati. Lo vedo anche nei pezzi che ascolta mia figlia, ma anche quelli che ascolto io, l’Hip Hop, quello internazionale, e tantissimi sono appunto un’idea, magari molto forte e molto bella. Stai già lavorando al prossimo disco? In realtà no. Si e no. Nel senso che sto lavorando ad una serie di progetti per il quarantennale. Qual è il tuo rapporto con i Fan? Ma, direi che il rapporto dei fan con me è molto bello. Io non ho gente che mi salta addosso urlando, io ho gente che mi parla, che mi racconta e che condivide. Prima, ad esempio, è arrivata una signora con un bambino e mi ha detto: “Questo è mio figlio e si chiama come te perché è stato concepito ascoltando ‘Mezzaluna’. Sai, è una responsabilità... Pensa a quanto intimamente sono entrato nella sua vita!

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