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Attualità, Expo 2015

Monumenti e simboli per le città

La Torre Eiffel oppure il Crystal Palace: opere che hanno davvero segnato non solo le varie esposizioni universali nel mondo, ma soprattutto le città che le hanno ospitate.

La prima Expo della storia, a carattere internazionale, fu quella di Londra, nel 1851, conforme al clima illuminista del tempo, diventata famosa per la costruzione del ‘Crystal Palace’, raffinata e grandiosa opera di ingegneria ed architettura. Inaugurata il primo maggio in Hyde Park, alla presenza della regina Vittoria, fu dedicata alle celebrazioni delle nuove tecniche industriali. Subito si pose come un grande evento mediatico: sei milioni di visitatori, non solo addetti ai lavori, ma anche grandi masse di curiosi desiderosi di osservare e di sperimentare. Tra le esposizioni ottocentesche, la più importante e con il numero più alto di visitatori (oltre trenta milioni), fu quella di Parigi del 1889, nel centenario della presa della Bastiglia, per il simbolo spettacolare lasciato in eredità: la ‘Tour Eiffel’, sorta per il breve periodo dell’Esposizione Universale ma poi divenuta il simbolo di tutta la Francia. Gli edifici attorno ai quali si decise di organizzare l’evento furono un palazzo con pianta ad U, con una copertura realizzata con arcate di ferro, senza sostegni intermedi, denominato la ‘Galerie des Machines’ e la ‘Tour’ realizzata dall’ingegnere Eiffel, per la quale aveva dovuto affrontare calcoli complessi a livello statico e sulla forza del vento. Entrambi gli edifici incarnavano lo spirito del progresso, suscitando negli spettatori espressioni di meraviglia. Nel 1929, a Barcellona, il tema verteva su tre linee di ricerca: industria, sport e arte. L’Esposizione spagnola non ebbe la forza comunicativa e il carattere di avanguardia delle precedenti esposizioni, ma entrò nella storia dell’architettura per il moderno Padiglione tedesco di Ludwing Mies van der Rohe. L’Expo di Bruxelles del 1958, da molti definita ‘della guerra fredda’, raggiunse più di quaranta milioni di visitatori e rimarcò l’ormai consolidata super-potenza mondiale degli Stati Uniti, con un carattere multimediale e grande attenzione all’elettronica. Autentica rivoluzione fu il Padiglione Philips, con forme avveniristiche ed immagini proiettate all’interno (realizzate da le Corbusier), dedicato alla concezione visiva e all’acustica dello spazio (studiata dal musicista Edgar Varèse). Quella di Seattle, del 1962, ebbe un tema di grande contemporaneità: ‘L’uomo nell’età dello spazio’. Un tema di grande suggestione, in quanto per la prima volta il mondo astronomico entrava nel vissuto comune. L’Expo di Montreal del 1967, intitolata ‘La Terra e l’uomo’, raggiunse il record di visitatori: più di cinquanta milioni. Fulcro dell’esposizione fu la ‘cupola geodetica’ di Richard Buckminster, realizzata in acciaio rivestita di cellule in acrilico. Nel 1970, a Osaka, il tema fu ‘Progresso ed Armonia per l’Umanità’. Il master plan del sito venne affidato all’architetto Kenzo Tange. Monumento simbolo di quell’Expo divenne la Festival Plaza. A memoria dell’Expo di Siviglia, del 1992, che divenne l’occasione per potenziare la rete dei trasporti, si possono ammirare l’araeporto di Rafael Moneo e la stazione ferroviaria progettata da Cruz e Ortis. Hannover, nel 2000, in chiusura del millennio, organizzò un’Expo legata al concetto di eco-sostenibilità, con il tema ‘Uomo, Natura, Tecnologia’ che attirò però solo diciotto milioni di visitatori. Nel 2010, a Shangai, l’Expo per la prima volta venne svolta nel territorio cinese. Il tema scelto ‘Better City, Better Life - Una Città migliore per una Vita migliore’ mise al centro dell’indagine la metropoli, con le sue intrinseche potenzialità e annesse problematiche. La prossima Esposizione Universale verrà organizzata nel 2020 dalla città di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e il tema sarà ‘Connecting Minds, Creating the Future - Connettere le Menti, Creare il Futuro’.

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