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Attualità

Parigi... la mia città sotto shock

E’ l’8 gennaio 2015. Sembra il 12 settembre 2001. Ma questa volta a casa nostra. Il giorno che Le Monde ha ribattezzato come 'le 11 septembre français', a essere colpita non è stata soltanto Parigi o la Francia, ma la cultura e il pensiero occidentali. Solamente 24 ore dopo l’attacco barbarico costato la vita a 12 persone tra giornalisti, collaboratori e forze dell’ordine, la capitale è deserta. Un silenzio surreale avvolge la città. Brividi. E non solo di freddo. Le luci che avevano illuminato le feste di tutti si spengono una dopo l’altra. Non c’è più niente da festeggiare. Ora è il momento di riflettere. Ha un effetto straniante l’assenza dei soliti rumori martellanti che fino a ieri scandivano il ritmo frenetico della grande metropoli. Davanti alla sede di Charlie Hebdo, un atteggiamento domina su tutti gli altri: la compostezza. Uno alla volta, aspettando rispettosamente il proprio turno, i francesi compiono il loro pellegrinaggio rendendo omaggio ai nuovi martiri della libertà. C’è chi lascia un mazzo di fiori, chi accende una candela, chi dedica un messaggio accorato alle vittime. Poche lacrime. Molta commozione. I cugini non si smentiscono mai, in quanto a fierezza e self control. Racconta senza battere ciglio una madre: "Mio figlio era nella scuola lì vicino. Gli insegnanti hanno deciso di chiudere gli ingressi per proteggere gli studenti. Dalle 11.30 alle 12.15 sono rimasta tutto il tempo in contatto con la scuola al telefono prima di poterlo andare a prendere". Telecamere e giornalisti sono dappertutto. Le tv nei bar trasmettono senza sosta immagini della via a fianco. Gli occhi del mondo sono concentrati su una tranquilla strada alberata e sconosciuta nella zona nord-est di Parigi. Percorsa mille volte, senza farci caso. Ora è il palcoscenico globale di una tragedia di cui siamo tutti spettatori e anche protagonisti. A pochi metri di distanza, place de la République ospita da ore spontanee manifestazioni e assembramenti casuali di parigini. Da ogni arteria della città, migliaia di persone confluiscono in un unico punto, sotto quella statua che impersona i cardini della nostra civiltà. Si cantano inni, si sollevano cartelli. Siamo tutti Charlie. Penne e matite puntano in alto, a difesa della libertà di espressione. Un giornale irriverente e le sue vignette molto provocatorie sono stati colpiti da chi non contempla la satira e crede in una versione mistificata e violenta della propria religione. Dicono che la libertà di espressione in Francia sia morta ieri. Di sicuro oggi si contano 12 morti e 66 milioni di feriti. La matita è stata spezzata, ma si sa che da una se ne possono ricavare due.

Foto di Daniele Galimberti
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