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Attualità, Sociale

Infanzia e adolescenza, 25 anni dopo

Era il 20 novembre 1989: la Convenzione Onu sui diritti dell'Infanzia e dell'adolescenza. In Italia di passi ne sono stati fatti, ma c'è ancora molto da portare avanti per i bimbi.

Bambini e giovani da tutelare e salvaguardare. Bambini e giovani ai quali stare vicino, per aiutarli a crescere con un programma chiaro e preciso e con le risorse necessarie. Era il 20 novembre 1989: 25 anni fa l’approvazione della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC). Venticinque anni dopo cos’è cambiato e soprattutto com’è la situazione nel nostro Paese? Certo, di passi ne sono stati fatti diversi (la Convenzione, infatti, ha compiuto una vera e propria ‘rivoluzione’, riconoscendo il minore non soltanto come oggetto di tutela, bensì anche come soggetto di diritto e quindi titolare di diritti di prima persona) e differenti sono stati anche i provvedimenti adottati, ma c’è ancora molto da mettere in campo in termini, appunto, di programmazione e risorse. Perché il sistema così come pensato fatica ad andare a regime e l’assenza di un Piano Nazionale Infanzia dal 2011, peraltro senza copertura finanziaria, ben riflette il ritardo nel programmare in maniera organica gli interventi per i minori e i relativi investimenti. Qualche dato: ancora oggi, ad esempio, solo il 13,5% dei bambini da 0 a 3 anni ha accesso a Nidi comunali o servizi integrativi. A questa percentuale si stima vada aggiunto un ulteriore 4% di bimbi accolti da servizi privati non sovvenzionati da fondi pubblici. Al Sud e nelle Isole la situazione è più difficile: solo il 2,5% di bambini in Calabria ha accesso ai nidi, seguita dalla Campania con il 2,8%. La difficoltà principale che emerge dall’ultimo Rapporto del Gruppo CRC è quella di “mettere a sistema” le politiche per l’infanzia e l’adolescenza nel nostro Paese. Si è infatti assistito a un decentramento delle politiche sociali verso le Regioni, senza la definizione dei Livelli Essenziali di Prestazioni concernenti i Diritti Civili e Sociali (LEP) e soprattutto con la progressiva e costante diminuzione delle risorse destinate alle politiche sociali nel corso degli anni. Inoltre, non esiste un monitoraggio compiuto a livello istituzionale delle risorse dedicate all’infanzia e all’adolescenza e proprio dall’analisi realizzata dal Gruppo CRC risulta evidente che manca una strategia complessiva e una visione di lungo periodo. Anche sul fronte raccolta dati sull’infanzia, si resta un passo indietro. Permane la carenza del sistema italiano di raccolta dati; lacuna che non permette di stimare l’incidenza di importanti fenomeni e costituisce un impedimento per la programmazione e la realizzazione di politiche ed interventi idonei e qualificati.

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