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Attualità, Editoriali

L'Europa siamo noi: in 500 milioni al voto

Siamo il quarto Stato membro per importanza, occupiamo il dieci per cento dei seggi e siamo tra gli Stati fondatori: eppure tra l’Unione Europea e gli italiani sembra non scorrere buon sangue. Dal 2011 in poi, con l’avvento dei Governi ‘tecnici’, si è creata una grande diffidenza, se non ostilità verso i ‘tecnocrati’ e ‘burocrati’ di Bruxelles. Ma in realtà, a ben guardare, potremmo essere noi a far la voce grossa e dare le linee e le indicazioni di sviluppo all’Unione. Invece, spesso, molto spesso, lasciamo fare. Questa domenica sono moltissimi i Comuni che andranno al voto, ma fuori di essi quali e quanti dibattiti vi sono stati realmente verso il voto europeo? Pochi, troppo pochi. E quasi tutti i contendenti principali (Berlusconi, Grillo, Renzi) hanno, già, fatto pesare il voto europeo come cartina tornasole per l’Italia. Eppure i 73 nostri concittadini che andranno a rappresentarci a Bruxelles di cose ne hanno da fare, ed anche importanti: discutere e approvare le normative europee insieme al Consiglio; controllare le altre istituzioni dell’UE, in particolare la Commissione, per accertarsi che agiscano democraticamente; discutere e adottare il bilancio dell’UE insieme al Consiglio. Certo, il malcontento e le diffidenze sorte nei cittadini in questi ultimi anni, come la probabile non altissima affluenza alle urne, non si possono e non si devono trascurare, nè lasciare inascoltate. Ma occorre ricordarsi che il voto è un principio democratico fondamentale verso chi ci amministra: gli ‘eletti’ sono i nostri interlocutori e rappresentanti. Bisogna ripartire proprio da qui per rilanciare una fiducia nell’elettorato ormai sempre più esigua. Discorso questo che viene a riflettersi sul locale: forse mai come quest’anno si è assistito a un dibattito povero di contenuti ma legato soprattutto alla rappresentatività e conoscenza dei candidati. Nuovi e vecchi partiti hanno cercato di riorganizzarsi per presentarsi alla corsa elettorale che vedrà quest’anno l’avvento dell’Election-Day: un solo giorno in cui i cittadini possono recarsi alle urne per votare. E dalla sera di oggi, venerdì 23 maggio, calerà il silenzio: le ultime ventiquattr’ore per lasciare i cittadini liberi di meditare e riflettere, prima di recarsi alle urne. Per poi ricominciare lunedì mattina con nuove (o confermate) amministrazioni locali, ma soprattutto con una nuova Europa che deve trovare la forza di rialzarsi e tornare produttiva. Perchè la sfida è ormai globale e siamo tutti impegnati a collaborare.

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