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Cuggiono

Cuggiono ricorda Enrico Cucchetti

In pochi, a Cuggiono, non potevano non conoscerlo. Ed infatti, nel momento del dolore per la moglie Luisa e i figli Stefano e Daniela, intorno a loro si è racchiusa un'intera comunità. Anzi, di più, considerando tutti gli allievi ed amici che hanno voluto condividere la morte del padre di don Stefano. Dalla notte tra martedì e mercoledì scorso, non appena si è sparsa la voce dell'aneurisma che ha colpito Enrico Cucchetti, in tutta Cuggiono è cresciuta l'attenzione sulle condizioni di un concittadino così conosciuto e stimato. Ma il ricordo più forte e sentito, come è doveroso che fosse, è arrivato durante l'omelia funebre, alla presenza di decine di sacerdoti (tra cui don Peppino Maffi, rettore del Seminario, e i preti cuggionesi don Massimo Fontana e don Gianbattista Rota), di don Stefano: “Di fronte alle parole dei medici – ha detto – che tolgono ogni futuro al proprio padre, viene da domandarsi... dove è la Gloria di Dio? Verrebbe da dire e pensare ad un Dio cinico, che ci lascia disorientati”. E poi, ancor più forte, tra inevitabile momenti di commozione, di fronte a una Basilica più piena che alla Messa di mezzanotte di Natale: “Che razza di Gloria di Dio è questa? - ha proseguito – viene così da riflettere che non dobbiamo ragionare con la logica del mondo comune, tralasciando i semplicismi. Per questo chiedo a tutti voi (rivolto ai presenti, ndr) di provare con me a leggere i significati nella 'Liturgia', che è il vedere ciò che normalmente non vediamo. Mi vengono così alla mente tre tracce per comprendere la Gloria del Padre in un momento tanto doloroso per la mia famiglia: il disorientamento, non vi è sapienza che ci possa far capire con la logica, ma la vera sapienza deriva dai semplici e gli umili agli occhi del Signore. E papà ha sempre servito e lavorato con disponibilità, la sua è stata una vita offerta e spesa senza retorica. Non è mai stato il primo della fila, ma piuttosto si è fatto amare, come testimonia la presenza di tanti, nel lavoro e nella famiglia. La sua è stata una quotidianità ordinaria capace di far splendere la Gloria di Dio. E qui mi viene da ringraziare per l'amicizia e i legami fraterni che anche in questi giorni di dolore e attesa, si sono percepiti negli occhi e nelle parole di tanti umili che hanno dato conforto a me e alla mia famiglia. Vorrei poi arrivare al terzo elemento: pur non essendo in prima fila, si può dire, pensando alla logica comune, di aver 'perso' tempo nel parlare e ascoltare le persone. Lì risiedeva la sua grandezza che fa risaltare una Gloria per noi paradossale ma davvero capace di cambiare il mondo”.

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