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Storie, Cuggiono

Nel ricordo di Pinetto Spezia

I luoghi, la storia, l'arte e le persone: Giuseppe (Pinetto) Spezia, classe 1921, si è spento sul finire del 2013 lasciando Cuggiono un po' più vuota e triste. Con la sua presenza, elegante e delicata fino agli ultimi anni, ha sempre operato e testimoniato tanto per la cittadinanza cuggionese e nonostante i giovani, purtroppo, non hanno avuto modo di apprezzare la sua fine cultura ed i suoi inesauribili ricordi, tantissimi ha segnato per la nostra cittadinanza.

Colori di musica
Voci sparse sulla tela,
ansia infinita nel cuore,
slancio verso l’inafferrabile misterioso
di un mondo nuovo e sublime.

E dal profondo dell’essere
la voce dell’anima trasale
e l’eco sua rimbalza all’infinito
sul paesaggio della vita
nello spazio del tempo.

"Chi è Pinetto? Un pittore, un poeta, un partigiano, un cittadino, la memoria di un luogo, un nonno saggio? Si potrebbero dare tante risposte. Per quel che ci riguarda è questo e altro. Forse molto più semplicemente si potrebbe dire che Pinetto è un esempio di come si possa essere “persone che sanno vivere intensamente il proprio tempo”. Considerando il suo metro e novanta , il nome Pinetto , potrebbe sembrare inadeguato, ma indubbiamente visti i suoi modi sempre gentili, calza a pennello. Classe 1921. Ha visto molte primavere, compresa quella che ha contribuito a far sbocciare dopo i suoi due anni nella “Gasparotto” la formazione partigiana che operò nel nostro territorio e di cui fu uno dei comandanti". Così lo ricordava in una pagina de 'La Città Possibile' Oreste Magni.
Fin tanto che il tempo glielo ha concesso, Pinetto ha segnato la vita cuggionese nei momenti di maggior ricordo: il 25 aprile, con la sua testimonianza diretta da comandante della brigata partiigiana Gasparotto, ma anche in molte altre occasioni pubbliche. Nei primi anni di Logos ci ha reso onore di pubblicare alcune sue opere letterarie e pittoriche, condividendole con i nostri lettori

METEORA SUL TICINO

Estate raggiante di sole,
vacanze consumate sulla sabbia,
rimpianto d’agosto finito,
partenze accorate di sguardi.

La vidi camminare fino in fondo sul calar del di
dove la lunga strada parea più stretta,
e ancor si voltò come per dire
le frasi dette al sole accanto all’acqua
dove l’azzurro chiaro si guardava.

E quando giunse l’autunno
la dove il Ticino tace
dopo il calar del sole gioioso e perturbante
il gelo parea più gelo.

E ancora risento tenue
la voce sua di donna,
che l’anima addolciva di poesia
come soave musica.

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